Notti al museo: un coro di sì ma tenerli aperti costa troppo

E c’è chi solleva il problema della gestione

Serena Coppetti

Al museo come al cinema o come in discoteca. E cioè di sera. Vittorio Sgarbi rilancia una lunga serie di notti bianche per la cultura e trova seguaci. L’assessore si schiera per accendere le notti aprendo le porte dei musei a tutti coloro che alle 19.30 smettono di lavorare. Guardacaso proprio l’ora in cui invece i musei chiudono i battenti.
«Ne penso tutto il bene possibile - ammette Stefano Zecchi -. Il problema della cultura non è tenere aperti i musei. È una cosa ben più complessa. Certo se si possono tenere aperti i musei tanto meglio. Basta trovare il personale e risolvere la questione della sicurezza». Entusiasmo e problemi. «Bisogna inventarsi un modo nuovo - sprona con tutta l’energia di cui è capace Andrée Ruth Shammah anima del teatro Franco Parenti -. Ci sono i giovani, i pensionati, i volontari. È una bellissima cosa tenere aperti i musei di sera credo che Sgarbi riuscirà anche a inventarsi il modo. Bisogna rompere gli schemi abitudinari. Mi ricordo la prima volta che Paolo Grassi disse di fare il primo spettacolo alle sette di sera all’epoca sembrava una pazzia. Oggi lo facciamo e la risposta è stata eccezionale». La rivoluzione degli orari secondo la Ruth Shammah potrebbe investire - perché no - anche i teatri. «Si aprono i musei la sera e perché non aprire i teatri al mattino? Primo spettacolo alle 11 per tutti coloro che magari a una certa età di sera hanno paura a uscire».
Non si tira indietro nessuno. Neanche Carla Di Francesco direttore regionale Beni culturali e paesaggistici del ministero che, ovviamente mette le mani avanti. «Quando c’è un’opportunità in più è sempre una cosa apprezzabile. È che ci sono dei problemi di non facile soluzione. Aperture serali spesso se ne fanno a richiesta, come lavoro straordinario. Ma in via ordinaria il personale non potrebbe fare un triplo turno. I musei attualmente stanno aperti dalle 8.30 alle 19.30 e con il personale attuale è il massimo sforzo». Cenacolo e Brera ad esempio aprono già la sera a richiesta prenotando le visite. Ma c’è da giurare che se il Cenacolo stesse aperto per 24 ore avrebbe sempre la fila. Come è successo per la Notte bianca. E questo, fa notare Carla di Francesco, non sarebbe possibile. Il Cenacolo è unanimamente considerato un «malato» e per questo è necessario che non sia sottoposto a stress da inquinamento umano oltre il consentito. Il numero attualmente consentito di visitatori è di un migliaio al giorno. «Ci sarebbero problemi a livello conservativo. Sono necessarie misure di riposo. Ha la salute molto cagionevole, le sue abitudini non possono essere turbate più di tanto».
Ne fa una questione di quattrini anche Michele Perini, attuale presidente del museo della Scienza e della tecnica. «Per quanto possiamo le organizziamo già le notti al museo con i ragazzini che vengono anche qui a dormire, con gli eventi, i concerti e le visite guidate. Ci piacerebbe anche tanto aumentare le iniziative ma i costi sono quelli che sono. Un esempio? Prendiamo meno di tre milioni di euro dai contributi pubblici, quando per il nostro bilancio ne servono ogni anno almeno otto. Tenere aperto un museo come questo significa guardiani, luci, interattività. Con le nostre sole forze non ci riusciamo».
Il principio trova d’accordo anche lo scrittore Gianni Biondillo. «È giusto che si debba fruire del patrimonio culturale a tutte le ore. Ma bisogna anche seminare la cultura al di fuori della cerchia dei Navigli. Come? Svuotiamo Brera e spostiamola.

Nella pancia del museo ci sono decine di opere d’arte, cerchiamo una sede fuori lontano dalla zona 1, inventiamo un concorso mondiale per architetti e facciamo una bella Brera 2». Da tenere aperta, magari, tutte le notti dell’anno.

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