Venire condannati a 91 anni, anche se in appello, per violenza sessuale è sicuramente un mezzo record. Forse ha pensato qualcosa del genere anche lanziano che ieri a Palazzo di giustizia ha ritirato la richiesta dappello contro una sentenza avversa di primo grado. Accettando di buon grado la condanna. Che potrebbe suonare come «patente» di indubbia e indiscussa virilità. Con tanto di timbro del tribunale.
La vicenda inizia nel 91, quando comunque il protagonista, R.T., aveva già girato la boa dei 77 anni. Luomo, evidentemente in preda a una sorta di raptus, aggredì una donna di 33 anni, madre di una bambina, che lavorava nello stesso suo stabile. La vittima denunciò le pesanti molestie subite e il vecchietto si ritrovò davanti ai giudici del tribunale. Che sentenziò inequivocabilmente la sua colpevolezza. Anche se, date circostanze ed età, si limitarono a una sentenza tutto sommato piuttosto mite: un anno e due mesi.
Limputato però non si dimostrò molto soddisfatto della sentenza e ricorse in appello. Il procedimento è approdato ieri mattina davanti ai giudici della prima Corte dAppello. Ma prima che iniziasse il dibattimento lavvocato difensore dellattempato Casanova, si è fatto avanti dicendo che il suo assistito desiderava mettere fine alla vicenda, che si trascinava ormai da 14 anni, e rinunciava pertanto allimpugnazione.
Detto fatto i magistrati hanno vergato il dispositivo della sentenza: condanna confermata. Senza ovviamente poter entrare nel merito della vicenda, che passa così in giudicato e diventa fatto storicamente accertato: larzillo vecchietto è per legge un violentatore.
Un marchio dinfamia, ma anche, a ben guardare, anche un tortuoso attestato di virilità. Allanziano comunque non si apriranno certo le porte del carcere: le 90 e passa primavere sono infatti, per legge, incompatibili con la detenzione in carcere.
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