La Storia, quella con la S maiuscola, ha deciso e si è fermata a Novara riportando dopo 55 anni gli azzurri in serie A. Un cammino durato oltre mezzo secolo (dal campionato 1955-’56) per riprendere un posto nel calcio che conta e rinverdire i fasti di un mai dimenticato Silvio Piola. E oggi il Piola di queste parti si chiama Pablo Andres Gonzalez, il 27enne argentino di Tandil, nel prossimo campionato in forza al Palermo, che col suo gol su punizione al 16’ ha aperto la strada al Novara regalandogli la vittoria sul Padova e, soprattutto, il terzo posto disponibile nell’Eldorado del football dopo le promozioni dirette di Atalanta e Siena. A mettere il sigillo definitivo ci ha poi pensato al 25’ della ripresa il folletto Rigoni, proprio lui che nel 1996 iniziò nel Padova e che solo nel Novara, 15 anni dopo, ha trovato la definitiva consacrazione.
Una vittoria meritata quella del Novara, la logica e giusta conclusione di un cammino che in due stagioni l’ha portato dalla Lega Pro alla massima categoria, un «miracolo» sportivo programmato e creato dal patron Massimo De Salvo che ha fortissimamente creduto nel progetto vincente, dando la squadra ad Attilio Tesser che veniva da quattro esoneri consecutivi. Un azzardo ben ripagato perché è stato proprio Tesser l’anima della squadra e intorno a lui un gruppo di giocatori, nove undicesimi giocavano in serie C, che hanno osato in modo anche incosciente ma che alla fine hanno ottenuto quello che volevano: il passaggio in serie A.
È stata la consacrazione di un modulo e di una mentalità: giocare sempre in velocità, non indulgere in inutili fraseggi e cercare sempre la vittoria, mai accontentandosi e, soprattutto, divertendo come poche altre squadre sono riuscite a fare in questi anni. Perché dire Novara è dire divertimento allo stato puro, come è stato evidenziato da un girone d’andata che ha fatto strabuzzare gli occhi a tutti perché nessuno credeva che dopo tanto ritmo e dispendio di energie, il Novara avrebbe potuto arrivare a fine campionato così vivo e pimpante. Ma la programmazione ha portato al miracolo, un naturale calo fisico nel girone di ritorno è stato brillantemente superato e, dopo la bellezza di 46 partite in stagione, un campionato cadetto sfiancante e assurdamente lungo, gli azzurri novaresi nelle due partite decisive contro il Padova si sono presentati brillanti e tonici e, dopo lo 0-0 dell’andata all’Euganeo, si sono presi il lusso nel ritorno al Piola di disporre degli avversari che, sotto la gestione del fino a ieri sera imbattuto tecnico Alessandro Dal Canto, avevano ottenuto 8 vittorie e 6 pareggi.
Che poi il successo sia stato spianato dall’espulsione di Cesar che al 14’ ha cinturato come ultimo uomo il lanciato Gonzalez che dal limite su punizione s’è inventato un sinistro di terrificante potenza, ha importanza relativa: il Novara meritava la A e l’ha ottenuta, sotto gli occhi interessati di Umberto Bossi e del governatore piemontese, il novarese Roberto Cota.
Non s’è visto il genietto El Shaarawy, costretto a uscire dopo l’espulsione di Cesar, ma il suo cammino è già stabilito perché tanti grossi club, anche inglesi, lo vogliono e il piccolo italo-egiziano farà la felicità economica del presidente genoano Enrico Preziosi proprietario del suo cartellino. Onore a un comunque grande Padova ma è la Storia, sempre quella con la S maiuscola, che premia il Novara. Ma dopo una così lunga stagione era giusto che finisse così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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