Un vero e proprio «sistema di potere affaristico illegale». Così il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e il procuratore aggiunto, Ottavio Sferlazza, definiscono il meccanismo che vigeva nel Comune di Reggio Calabria, nei settori Urbanistica ed Edilizia retto da funzionari e impiegati accusati di associazione a delinquere, corruzione e abuso dufficio. Avevano un vero e proprio prezziario per le prestazioni: 1.000 euro per un certificato di agibilità in qualche giorno; 500 euro in cambio del mancato pagamento di unoblazione da 4.000 euro; verbale per eccetera eccetera. Tutte le pratiche «scottanti» venivano trattate nello studio di un libero professionista ma la mente dellorganizzazione sarebbe un architetto dipendente del municipio reggino già sottoposto a unindagine interna disposta dal Consiglio comunale nel 2008, in seguito alla quale venne trasferito. Nonostante questo, hanno sottolineato i magistrati inquirenti, ha continuato la sua condotta illecita. Per lui si sono aperte le porte del carcere, così come per altri due dipendenti del Comune di Reggio. Agli arresti domiciliari sono finiti due architetti, tre dipendenti municipali e il titolare di unagenzia finanziaria.
Il gip ha inoltre vietato a un collaboratore dello studio professionale di un arrestato di esercitare lattività professionale.A margine dellinchiesta il sospetto che funzionari dellAnagrafe abbiano rilasciato falsi documenti per coprire lidentità di mafiosi e latitanti. E le indagini proseguono.
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