Il Novecento. È lui, con i suoi sogni, i suoi orrori, la sua poesia e le sue icone il vero protagonista delle immagini che riempiono le mostre cittadine. Delle due in corso a Palazzo Reale, una è quanto mai esplicita: Superstar. 99 miti del '900. Facile indovinare chi vi si possa incontrare: da Stalin a Churchill, passando per Mussolini, Hitler, i Beatles, Stanley Kubrick, Gandhi, Greta Garbo, Dalì. Meno facile e più sorprendente la collocazione voluta da Ugo Volli, che ne è curatore e ha pensato, per esempio, di mettere Mao Zedong accanto agli «scarafaggi» di Liverpool nella sezione dei sovversivi.
I piaceri dellocchio. Fotografie di Marc Riboud è invece il titolo dellaltra mostra di Palazzo Reale. Decano del fotogiornalismo, cui si converte dopo il folgorante incontro con Henri Cartier-Bresson e lentrata nellagenzia Magnum, Riboud gira il mondo fissando nei suoi scatti (120 quelli esposti) i fatti della Storia, dallUrss allAfrica, dal Nepal al Vietnam, da Praga 1968 a uninfinita escursione dal Messico allAlaska. Con un imperativo: mai stare in superficie, ma cogliere lessenza profonda dei protagonisti.
Ancora fotogiornalismo, ma stavolta allo Spazio Forma, con la rassegna dedicata ai grandi fotografi di Life. Ovvero il magazine che cambiò il modo di dare la notizia, facendo dellimmagine il veicolo principale. Le 140 immagini in mostra formano unantologia in cui spiccano i nomi di Robert Capa e di Margaret Bourke-White.
Lontano dalla notizia e votato allapprofondimento è lo sguardo dei tre protagonisti di Ex fabrica (sale Viscontee del Castello Sforzesco). Giampietro Agostini, Francesco Giusti e Tancredi Mangano hanno indagato sulle aree industriali di Milano nord - Sesto, Bovisa, Pero - cercando di capire la rivoluzione urbanistica che le ha investite negli ultimi anni. E unaltra rivoluzione, quella compiuta da Isadora Duncan e Pina Bausch nel mondo della danza, è oggetto di una mostra in corso alla Galleria del Credito Valtellinese (corso Magenta, 59) fino al 22 luglio.
A chiudere, le ultime due rassegne inaugurate in città. Between dreams and reality, allo Spazio Oberdan, è una personale dellaustraliana Tracey Moffat, che collega la dimensione del sogno a quella del reale con immagini che mescolano ricordi personali ai segni della cultura di massa.
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