«Novella era un piccolo robot Filippi e Pellegrini fuoriclasse»

«In Italia il nuoto femminile è esploso per merito dell’ambiente che lo circonda. E tutto il nostro sport si è globalizzato»

nostro inviato a Budapest

Bubi Dennerlein, un nome, una garanzia, è stato l’allenatore di Novella Calligaris: ne ha seguito carriera e tempi d’oro. Ovvero anni Settanta. Lunedì ha visto in Tv Alessia Filippi, seconda donna oro dopo Novella. Storie e tempi diversi. Sono cresciute le donne d’Italia. Vero Dennerlein?
«Vero, ma i paragoni sono difficili. Oggi abbiamo Filippi e Pellegrini che hanno enorme talento naturale: si vede dalla nuotata. E in Italia siamo molto migliorati a livello tecnico, non abbiamo nulla da invidiare a nessuno: russi, americani, chiunque».
E Novella?
«La Calligaris non aveva una struttura fisica come queste due. Lei vinceva con la volontà. Con quella suppliva al talento».
Ma quando dice talento, cosa intende?
«Tutte le qualità che ti fanno grande: volontà, galleggiamento, tutto. Guardi Magnini; ha una bella testa, un talento pieno di energie».
Paragonando i tempi, la Filippi ha distanziato Novella di una vasca.
«Guardi che, più dei secondi, valgono le barriere psicologiche. Quando le abbatti crei la differenza. Ai miei tempi era difficile andare sotto i 50’’ nei 100, oggi ci va un sacco di gente. Quando la Calligaris conquistò il terzo posto alle Olimpiadi di Monaco nei 400 misti, era in pratica un titolo europeo. Quindi rivendico a lei la primogenitura di un europeo... Altro che Filippi».
Conta la statura della Filippi?
«La Filippi vista in acqua ha bella fluidità, tutto quello che deve avere per arrivare a certi livelli».
Crescono meglio le donne del nuoto, rispetto a quelle di altri sport?
«Lei, forse, pensa a quelle dell’atletica. A me sembra che nella pallavolo ci sia una bella crescita. Tutto dipende dall’ambiente che ti circonda».
Senta Dennerlein, descriva in pochi tocchi Calligaris, Filippi e Pellegrini: ovvero passato e presente del nuoto in rosa.
«La Calligaris era un piccolo robot, nuotava con vigore ed aveva la sfortuna di avere tra i piedi le tedesche dell’Est che uscivano da una catena di montaggio.

Lei era sempre all’apice e, quando prendeva le misure di qualcuna, gliene sbucava un’altra con certi elementi aggiuntivi che tutti sappiamo. Filippi e Pellegrini sono due fuoriclasse, hanno struttura fisica e altezza differenti. Ma oggi il mondo del nuoto è anch’esso globalizzato».

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