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La novità L’idea del ministro allo Sviluppo

Carta contro debiti: questa è l’ipotesi lanciata dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera (nella foto) per risolvere l’annoso problema dei ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Le piccole e medie imprese potrebbero essere risarcite con titoli di Stato, a copertura dei debiti arretrati, che ammontano a circa 80 miliardi di euro. Un’idea fra le tante discusse nel corso dell’incontro tra il ministro dello Sviluppo economico e i rappresentanti di imprese, banche e assicurazioni, ma probabilmente la più eclatante. Ambienti ministeriali la definiscono «un’ipotesi di scuola, nata parlando con le imprese», sottolineando che in ogni caso «un modo per ridurre il debito scaduto va trovato».
Diverse e in qualche caso contrastanti le reazioni delle imprese; favorevoli Confindustria e Confcommercio, mentre il mondo cooperativo, con Giuliano Poletti (Legacoop) gioca la carta della compensazione: «Se ci pagano con titoli di Stato, li accetteremo a patto di poter pagare le tasse con identica moneta». Ivan Malavasi, presidente di Rete Impresa Italia, parla di idea «innovativa», ma mette dei paletti: «Va studiata nei dettagli tecnici» e comunque «si tratta di un’opportunità che viene offerta alle imprese, non un obbligo».
Ed è scettico Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato: quel tessuto di piccole e piccolissime imprese che costituisce la stragrande maggioranza dell’impresa italiana, e che sconta pesantemente la crisi di liquidità, dovuta alla stretta creditizia. «Pagare con titoli di Stato? Una proposta interessante, ma difficile da applicare per le pmi. Non possiamo certo pagare i dipendenti con i Bot: quanto costerebbe poi riscattarli? Non vorrei che nel triangolo Stato-banca-impresa quest’ultima si trovi a essere l’anello più debole. Tanto più che gli appalti pubblici sono già aggiudicati attraverso gare, quindi con margini minimi: se ci mettiamo altri costi, si perde l’utile».
Per le piccole imprese, il problema è drammatico: i ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione erano già un’emergenza, che in questi tre anni di crisi non è certo diminuita ma anzi si è allargata. E continua a farlo: l'ultima rilevazione dell’Osservatorio Ispo-Confartigianato indica che i tempi medi di pagamento sono passati dagli 83 giorni di un anno fa agli attuali 113 giorni, un mese in più.
«Il governo dovrebbe piuttosto applicare, come noi chiediamo da tempo - sottolinea Guerrini - la direttiva europea che impone agli enti locali, così come ai privati, tempi di pagamento certi, pena more e sanzioni: ma l’Italia l’ha rinviata al 2013. Comunque, aspettiamo maggiori chiarimenti da parte di chi questa proposta l’ha lanciata, cioè il governo e non certo le imprese.

Tenendo presente che quello che va bene all’Eni non è detto che vada bene anche al barbiere, anzi: qualsiasi proposta dovrà quindi tenere conto delle dimensioni delle aziende, oltre che dell’entità della cifra, prevedendo una franchigia in cui si paga con soldi veri».

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