«Non credo che il mio debito abbia alcun impatto sulla vendita al gruppo di Bernard Tapie. Ero preoccupato nel prendere denaro che sarebbe stato tolto ai giocatori degli Stati Uniti, ma non sarà il gruppo Tapie a pagare i giocatori degli Stati Uniti». Così, secondo Gioconews.it, Barry Greenstein. Mentre per Mike Matusow, «il mio debito con Full Tilt di 700mila dollari è una fandonia, voglio che i miei fans lo sappiano con certezza».
Le testimonianze dei due campioni di poker sembrano gettare qualche ombra sulle difficoltà effettive della riapertura del sito Full Tilt a causa dei presunti debiti che alcuni top players pare abbiano nei confronti della room. Le affermazioni di Greenstein sono clamorose perché, se è vero che Tapie non deve ripianare i debiti con i player Usa, la situazione complessa della room non sembra consentire al campione di lavarsene le mani in questo modo. Tuttavia Matusow e altri players smentiscono fermamente questi debiti. Ma allora cosa cè di vero in tutto questo?
Behn Dayanim è ormai lunica voce a comunicare qualcosa e a tenere viva la speranza di una riapertura della room, ma ha dichiarato che nellapprofondire le pratiche di riapertura si è compreso che le condizioni economiche della room sono effettivamente peggiori rispetto a quello che ci si immaginava. A complicare le cose sarebbero questi famigerati 17 milioni di dollari che i super pro dai soliti nomi noti debbano alle casse di Full Tilt. Per alcuni la chiusura disperata e la tragica situazione della room sarà sembrata una vera manna dal cielo.
Tuttavia secondo Dayanim «se il denaro non arriva, si crea un serio ostacolo al completamento della transazione». Sulla data di riapertura ormai la situazione sembra essere cambiata. Dal primo marzo allanticipazione addirittura a febbraio ora il giorno in cui si potrà riprendere a giocare è un vero rebus.
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