da Roma
Cè chi lo definisce un «diesel», perché nel suo Dna cè la resistenza e il cammino costante e affidabile attraverso i percorsi della politica. Lui, invece, preferisce paragonarsi a «unutilitaria», ironizzando sulle dimensioni della formazione politica di cui è alla guida. Fatto sta che Francesco Nucara, senza sgommare e senza tirare giù la capote ma anzi indossando sempre la veste del leader minimalista, incassa in scioltezza, dal 45esimo congresso del Partito Repubblicano, una larga riconferma come segretario.
Le parole dordine che risuonano nella sua replica finale - ma anche negli interventi degli altri due esponenti di punta del partito, Giorgio La Malfa e Antonio Del Pennino - sono quelle dellorgogliosa difesa della tradizione laico-repubblicana, dellautonomia del partito e della volontà di recuperare «la diaspora» dei militanti e dei dirigenti. «La nostra collaborazione non sarà mai organica a uno schieramento, né di destra né di sinistra, perché noi repubblicani abbiamo delle ragioni di fondo da difendere sempre» dice La Malfa che attacca duramente Romano Prodi sulla politica estera. Sulla stessa falsariga procede Nucara. «Noi repubblicani siamo incontaminati e incontaminabili. Siamo sempre e solo repubblicani». Dunque, per il Pri fedeltà alla Casa delle libertà ma «niente vincoli di coalizione su nessun tema». «Quando eravamo al governo - rileva - dovevamo in qualche modo adeguarci alle scelte dellalleanza anche se non abbiamo mai rinunciato a far sentire la nostra voce critica. A maggior ragione siamo liberi oggi che siamo allopposizione.
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