Caro Presidente Berlusconi, «chi contro allopinione daltri ha predetto una cosa nel modo che poi segue, non pensi che i suoi contraddittori, veduto il fatto, gli diano ragione e lo chiamino più saggio o più intendente di loro; perché o negheranno il fatto o la predizione, oppure diranno che questa e quello differiscono nelle circostanze, e in qualunque modo troveranno cause per le quali si sforzeranno di persuadere sé stessi e gli altri che lopinione loro fu giusta e la contraria errata». Così il Leopardi nel IX dei suoi Pensieri.
Al G8 del 2008, in Giappone, lei, signor Presidente, parlò della necessità di installare nel mondo, possibilmente in tempi rapidi, 1.000 nuovi reattori nucleari. La sua dichiarazione fu accolta con aria di sufficienza dai potenti del mondo. Gli stessi che in questi giorni avrebbero dovuto registrare il loro totale fallimento a Copenaghen, e che invece si arrampicano sugli specchi con le più stravaganti reazioni. Cè chi dice che quello di Copenaghen è stato solo un «primo passo», eppure mi sembra ieri quando, già nel 2000, tromboneggiavano che il protocollo di Kyoto sarebbe stato il «primo passo». A chi (noi) chiedeva loro quali avrebbero dovuto essere i passi successivi, nessuno sapeva rispondere. E a chi (sempre noi) osservava che anche quel primo passo, per ragioni meramente tecniche, non sarebbe stato attuato, addebitavano incompetenza, in ciò facendosi sostenere dal parere di «esperti» e premi Nobel. Poi (2003) il protocollo di Kyoto fu approvato e reso operativo ma, come previsto, non è stato possibile attuarlo. Per ragioni tecniche, appunto; e nonostante i fantastici sforzi economici che le economie ricche hanno profuso in quella colossale frode che chiamano green economy.
Cè chi dice che alla carnevalata di Copenaghen ne seguiranno altre - pare in Germania fra 6 mesi e in Messico fra 12 - ove assumere impegni vincolanti: con 6 e 12 mesi di anticipo avanziamo oggi la nostra previsione di fallimento, consapevoli naturalmente delle parole di Leopardi.
Copenaghen è passata, e su essa un pietoso velo è stato steso da tutti gli organi di informazione. Domenica, ad esempio, ho eccezionalmente acquistato il Corriere della Sera. Mi son detto: è domenica, e sicuramente il professor Sartori, che per anni ha tromboneggiato sul primo quotidiano nazionale allarmando sul (presunto) problema climatico, dirà qualcosa su Copenaghen. Ho indovinato a metà: Sartori era là, in prima pagina, prima colonna, ma, rimossa la parola clima, scriveva della questione musulmana. Un grande, Giacomo Leopardi, nevvero? Aveva capito tutto del mondo.
Ma torniamo al mondo e alla sua proposta dei 1.000 reattori nucleari, signor Presidente. A suo tempo lei fu sbeffeggiato da tutti, ma pazienza: soprattutto dopo quel che le è capitato, credo che degli sbeffeggiamenti se ne faccia un baffo. Lei aveva pienamente ragione: 1.000 nuovi reattori nucleari ridurranno le emissioni mondiali di CO2 del 20 per cento, signor Presidente. Lei, insomma, appare lunico che ci vede in un mondo di orbi. Insista, allora, coi grandi del mondo: 1.
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