Nucleare, Iran deferito al Consiglio di sicurezza

Merkel durissima: «Sono come i nazisti, bisogna fermarli ora». Pessimismo di Fini

Nucleare, Iran deferito al Consiglio di sicurezza

Roberto Fabbri

Ci sono voluti tre giorni di lavorìo diplomatico, ma alla fine il Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), riunito a Vienna, ha votato il documento che l’Iran temeva: quello che rinvia il dossier delle sue attività nucleari al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il presidente iraniano Ahmadinejad ha reagito, come preannunciato, ordinando la ripresa immediata delle operazioni di arricchimento dell’uranio nei siti nucleari del suo Paese e decretando la fine delle ispezioni a sorpresa in Iran da parte degli inviati dell’Aiea.
Il documento che rinvia l’Iran all’Onu per inadempienze al trattato di non proliferazione nucleare, messo ai voti ieri mattina, ha ricevuto 27 sì su 35 membri aventi diritto: tra questi si contano tutti e cinque i membri permanenti del Consiglio di sicurezza, incluse le recalcitranti Russia e Cina, e l’Unione europea; solo tre i voti contrari, quelli previsti di Cuba, Siria e Venezuela, mentre hanno scelto l’astensione Algeria, Libia, Indonesia, Sud Africa e Bielorussia.
Sono numeri che testimoniano di una notevole compattezza della comunità internazionale, che certamente irrita i dirigenti della Repubblica islamica. La quale aveva anche sperato che le perplessità di alcuni Paesi non allineati potessero ammorbidire in modo significativo la risoluzione dell’Aiea. Ma l’Unione europea ha respinto ogni tentativo di far cancellare dal testo la clausola che stabilisce che vengano trasmessi al Consiglio di sicurezza tutte le risoluzioni e i rapporti sulle indagini dell’Aiea, compreso quello del 2005 che denunciava il mancato allineamento dell’Iran alle norme sulla non proliferazione nucleare.
Le reazioni occidentali al voto di Vienna sono state di unanime soddisfazione: europei e americani hanno sottolineato la chiarezza del messaggio inviato a Teheran, mentre Israele ha espresso la speranza che la comunità internazionale metterà l’Iran di fronte alla scelta tra la rinuncia alla scelta nucleare e l’isolamento. Il ministro degli Esteri britannico Straw ha ricordato che ora Teheran ha un mese di tempo per evitare sanzioni da parte dell’Onu (il 6 marzo infatti il direttore generale dell’Aiea presenterà il suo rapporto sull’Iran): dovrà però «bloccare completamente le attività di arricchimento e trattamento dell’uranio e accogliere tutte le altre richieste dell’Aiea». Ma il collega italiano Fini ha osservato che le decisioni dell’Onu «saranno inevitabili, così come lo è stata la decisione Aiea» se l’Iran vorrà «continuare a sfidare la comunità internazionale, come purtroppo fanno presagire le parole di Ahmadinejad».
Il commento più duro è però venuto da Berlino, dove la Cancelliera Merkel ha lanciato l’allarme per l’antisemitismo dell’Iran e ha fatto un paragone con l’avvento al potere di Hitler nel 1933: «Anche allora - ha detto - tanti invitavano a non preoccuparsi e dicevano che quella dei nazisti era solo retorica. Un presidente che mette in dubbio il diritto all’esistenza di Israele e che nega l’Olocausto non può aspettarsi di ricevere la benché minima manifestazione di tolleranza dalla Germania. A mio avviso la Germania è tenuta a fare qualcosa subito. Noi vogliamo, dobbiamo impedire che l’Iran sviluppi il suo programma nucleare».
E quando in Europa era già notte, una dichiarazione del presidente americano Bush dal ranch texano dove trascorre il fine settimana, rilevava che la decisione dell'Aiea è «importante», ma non significa «la fine della diplomazia». Essa, però, «manda un messaggio chiaro al regime iraniano, cioè che il Mondo non gli permetterà d'avere armi nucleari».


Appare infatti evidente dalle decisioni annunciate da Ahmadinejad che l’Iran intende proseguire la sua sfida nucleare: ieri il negoziatore iraniano Javad Vaidi ha anche irbadito che deve considerarsi «morta» anche la proposta di compromesso russa che prevedeva l’arricchimento dell’uranio iraniano in Russia.

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