da Roma
Certo per Prodi potrebbe essere un rientro non facile, ammesso e non concesso che coroni linseguimento a palazzo Chigi. Al G8 di San Pietroburgo, in calendario per metà luglio e dove il Professore potrebbe rincontrare i «grandi» della Terra, la parola dordine - sottintesa ma chiara fin da oggi - sarà infatti «rientro al nucleare». Con tanti saluti a quella cospicua parte della compagnia ulivista che latomo non vuol vederlo neppure dipinto.
Igor Shuvalov, lo «sherpa» di Putin che ha concluso ieri a Roma il giro delle capitali dei Paesi invitati allappuntamento non ha infatti nascosto che dietro il titolo numero 1 del summit («Garanzia sicurezza energetica»), al di là di «più equilibrati principi di interdipendenza» dove si legge la voglia di Mosca di non essere semplicemente un fornitore, si cela la necessità di riprendere al galoppo la ricerca per fare in modo che il pianeta non venga bloccato nel suo sviluppo dallesaurimento delle fonti denergia classiche, come petrolio e gas.
«Bisogna esser realisti - ha detto Shuvalov, il quale ha premesso che con lItalia i contatti sono stati presi con i tecnici della Farnesina e si è detto sicuro che Polo o Ulivo cambierà poco nella posizione di Roma nel prossimo vertice - e ammettere che per reggere questo ritmo di crescita gli idrocarburi non sono più sufficienti. Laltra, sola fonte su cui poter contare è il nucleare, tantè che gli esperti già dicono che nei prossimi anni saranno costruite tra le 200 e le 300 centrali. E dunque non si può non discutere del tema, avendo nel mirino centrali sicure, specie oggi a 20 anni dallanniversario di Chernobyl».
Lo «sherpa» di Putin ammette che Germania e Italia non paiono convinte. «Lavoreremo per trovare un punto dincontro», assicura. Ma intanto rileva che con Mosca ci sono già Washington, Parigi, Pechino. E fa notare che se si vuole davvero battere miseria e fame in Africa, altro non si può pensare che alluso dellatomo per ricavare la necessaria energia. Rilanciando poi lidea del presidente russo - offerta recentemente anche a Teheran - per dare ad alcuni paesi membri a pieno titolo del «circolo atomico», lincarico di insegnante in modo che altri possano dotarsi delle conoscenze necessarie senza però che larricchimento delluranio possa essere sfruttato a fini militari.
Non cè solo latomo nellagenda messa a punto. Mosca chiede progetti comuni anche per la formazione professionale e la lotta ai virus (laviaria lultimo esempio). Mentre, al di là dei tre punti ufficiali, restano in evidenza quelli contenuti nelle carte «tradizionali» dellappuntamento: lotta al terrorismo, alla pirateria intellettuale, alla proliferazione degli armamenti (anche se Shuvalov ha detto che non si dovrebbe parlare di Iran, visto che la questione è in mano allOnu ed allAiea). Niente spazio invece per la spinosa questione dei diritti civili: la Cina storce il naso e i russi considerano i problemi di Minsk una vicenda interna. E un avvertimento: vengano pure i no global, ma a loro rischio e pericolo.
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