Roberto Fabbri
Un altro fallimento. La delegazione iraniana inviata a Mosca per negoziare sul delicato argomento dellarricchimento delluranio se ne è tornata a Teheran col carniere vuoto. Nessuno vuol parlare apertamente di rottura, anzi si sprecano da entrambe le parti gli esercizi di arrampicatura sui vetri per sostenere che le prospettive dintesa rimangono aperte. Ma la sostanza è che lostacolo principale resta in piedi: lIran non è disposto ad accettare la proposta di compromesso del Cremlino, che prevede che larricchimento delluranio destinato alle centrali iraniane avvenga in impianti russi in territorio russo; questo allontanerebbe dallIran il sospetto che luranio venga in realtà arricchito per scopi militari, così come il ritorno degli iraniani allimpegno a non riprendere le ricerche in campo nucleare, impegno che però il regime islamico non è disposto ad assumersi.
La possibilità che venga creata, su proposta di Mosca, una joint venture con gli iraniani per arricchire luranio in Russia non è ancora esclusa. Ma si fa strada anche a Mosca la sensazione che Teheran stia solo cercando di guadagnare tempo, sperando così di ridurre il rischio di essere deferita al Consiglio di sicurezza dellOnu e di subire sanzioni economiche. Da questa tattica dilatoria iraniana ormai ben nota i russi possono anche trarre qualche vantaggio: come ha spiegato il politologo Serghei Markov, «finché il dialogo è aperto le compagnie russe continueranno a essere pagate dallIran per i contratti, e la comunità internazionale considererà la Russia come un Paese dal quale dipende la soluzione di pressanti questioni di politica estera».
Non è solo con i russi che gli iraniani hanno difficoltà di comunicazione. Ieri il ministro degli Esteri Mottaki ha annunciato la sospensione dei rapporti negoziali con la cosiddetta «troika europea» o «Ue-3» (Gran Bretagna-Francia-Germania): «I nostri contatti con lUnione europea per adesso non si terranno più nel quadro dellUe-3, ma in maniera unilaterale con i diversi Paesi dellUe».
Il 6 marzo lIran potrebbe trovarsi a fronteggiare sanzioni economiche da parte del Consiglio di Sicurezza dopo che Mohamed ElBaradei, direttore generale dellAgenzia Atomica Internazionale, avrà tenuto la sua relazione sulle attività nucleari dellIran. Teheran fa ancora conto sul sostegno di Russia e Cina, che dispongono del diritto di veto e sono restie a veder sfumare lucrose posizioni commerciali con lIran. Non a caso ieri sia Mosca sia Pechino hanno fatto pressioni su Teheran affinché torni alla moratoria sulle attività nucleari che ha abbandonato in gennaio: vogliono creare le condizioni per una soluzione negoziata. Ma lIran può sperare sempre meno da parte europea, specialmente dopo le pesanti uscite del presidente Ahmadinejad sulla distruzione di Israele. Ieri il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier ha chiesto allIran di cambiare atteggiamento perché «leventualità di sanzioni economiche non è esclusa».
Ma cè anche chi pensa che lIran abbia scelto la linea dura per obbligare Washington a prendere parte ai negoziati sul nucleare. A Teheran il timore che Bush pensi seriamente a un attacco al loro «Stato canaglia» è molto forte.
Nucleare, Teheran rompe con lUe e non trova laccordo con Mosca
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