Economia

Una nuova battaglia per l’italiano che ha scatenato la guerra su Abn

Una nuova battaglia per l’italiano che ha scatenato la guerra su Abn

da Milano

Il capitalismo anglosassone parte all’attacco della finanza dei salotti buoni. Ed è un italiano a guidare la manovra: Davide Serra, lo stesso che secondo molti osservatori, ha avviato il processo che ha portato allo spezzatino della banca olandese Abn Amro.
Allora in prima fila si era mosso Chris Hohn del Tci. Ma Tci e Algebris hanno molto in comune: a partire dallo stesso indirizzo nell’elegante quartiere londinese di Mayfair. Tci cura poi le attività di back office di Algebris e ha investito nel fondo di Serra. Ma secondo la convinzione dei manager di Abn dietro le mosse di Hohn sulla loro banca ci sarebbero proprio le analisi di Serra. Non a caso all’incontro del gennaio scorso (definito turbolento dalla stampa olandese) tra Rijkman Groenink, numero uno della banca di Amsterdam, e Hohn sarebbe stato presente anche l’italiano. In quella circostanza Hohn e Serra chiesero ai vertici dell’istituto una serie di azioni per creare valore a favore degli azionisti. Tra di esse quella di non crescere in Capitalia. I due avrebbero dato sei mesi di tempo agli olandesi, un termine poi caduto per l’impressione di un accordo tra Groenink e Geronzi per sostituire Matteo Arpe e far crescere il peso di Abn a Roma. Tramontata l’intesa Groenink cercò l’appoggio di un cavaliere bianco in Barclays Bank.
Come allora gli uomini dei fondi speculativi si muovono senza riguardi per nulla e nessuno. A inizio anno hanno messo nel mirino la più antica banca olandese. Oggi il santuario del potere finanziario della penisola. Senza risparmiare le asprezze. La lettera di Algebris dedica ampio spazio (poco meno di una pagina) alla figura del presidente del Leone Antoine Bernheim. La sua retribuzione «è inaccettabilmente elevata».

La remunerazione (secondo la tabella allegata è pari complessivamente a 8,7 milioni) è la più alta tra tutti i presidenti di società europee ed è pari a nove volte quella del presidente di Axa. Non solo: la sua età (83 anni) rischia di essere un impedimento «all’esecuzione di una visione di lungo termine»

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