Riccardo Signori
Chi avrebbe mai pensato di veder Moratti nella condizione di ringraziare proprio Moggi? Ma il calcio divin burlone si diverte anche così. Dalle rovine di Calciopoli, della Juve e dal crollo dellimpero moggiano sono spuntati Ibrahimovic, Vieira e una squadra da scudetto per lInter. Chissà mai quanto ci avrebbero messo Moratti e Mancini per trovare due tipi che facessero al caso loro come questi due bronzi, fisicamente spaventosi, calcisticamente inattaccabili. Ieri il presidente non ha usato mezzi termini: «Non mi sento favorito per lo scudetto, ma penso che la mia squadra sia forte». La storia fra Juve e Inter è piena di questi scambi di favori e sfavori. Il conto delle bidonate e delle buone trovate è in equilibrio. E stavolta lindice segna dalla parte del bello per lInter. Ibra (il problema muscolare di Palermo non è grave) e Vieira segnano gol, ma ci mettono molto di più. «Un fisico bestiale e gran colpi di classe come hanno dimostrato in occasione dei gol», ha sintetizzato Pietro Paolo Virdis, ex juventino doc, che era a Palermo come commentatore televisivo ed ha gustato il tutto dal vivo.
Comunque la si guardi, un po di stile Juve si è insinuato nelle carni eleganti e raffinate del gioco nerazzurro. E non si parla di favoritismi arbitrali, come piace dire a Zamparini e a quellesercito di contestatori che si sta facendo sempre più grosso. Marco Tardelli, uno a cui è capitato di cambiar pelle verso la fine della carriera, ti mette subito sullattenti quando parli di trasmutazioni. «Non si deve mai dire lInter somiglia alla Juve o viceversa. Non va bene. Piuttosto diciamo che quei due farebbero fare bella figura a tutti. Hanno forza, qualità, ma soprattutto la mentalità dei vincenti: Vieira lo ha dimostrato con lArsenal, Ibrahimovic con la Juve». Tradotto in un solo termine, Tardelli usa la parola carattere. Appunto una delle caratteristiche che ha sempre reso forte la Juve. «E lInter delle ultime partite ha mostrato il suo marchio di qualità: ha vinto e giocato bene a Palermo, ha vinto per 1-0 con la Reggina senza preoccuparsi di nullaltro che non fosse la vittoria».
Cè chi ha capito sulla propria pelle quanto pesi la presenza di questa vecchia Juve nella nuova Inter. Alberto Fontana ha vissuto nella squadra di Mancini e se nè andato sbattendo la porta, ieri Ibrahimovic è stato il braccio armato del tecnico: una bella papera e Inter in volo. Lui cè rimasto male, ma ha capito tutto. «Fisicamente è simile alla Juve di Capello. Anche sul piano tecnico ci sono molte similitudini». E intende: cinismo, voglia di vincere, autorità sul campo. Da Parigi è arrivato il ricordino di Fabio Cannavaro che, pallone doro, ha tirato la sua cannonata: «Se lInter sta in quella posizione lo deve solo a Vieira e Ibrahimovic che, altrove, hanno già dimostrato di saper fare la differenza. Il gioco nerazzurro è così e così, ma quei due hanno fatto la sua fortuna». Altrove, ovvero alla Juve, sottintende il nostro.
Laggiunta del duo ex Juve ha fatto dellInter una squadra fisicamente straripante. Basta leggere misure e peso di un gruppo di fustoni: Materazzi e Stankovic, Maicon e Adriano, Cruz e Crespo, Solari e Grosso. Tutta gente da 80 kg, che va dal metro e 80 in su e supera anche il metro e 90. «Ma io aggiungerei Dacourt. Il francese ha dato peso e forza fisica nei tackles», spiega Aldo Serena, che ai tempi suoi era un corazziere in stile Inter di questi tempi. Serena ha vinto sia a Milano, sia a Torino, dunque conosce bene anima e differenze geneticamente provate di Inter e Juve. «Io alla Juve ho vinto molto in due anni: scudetto, coppa Intercontinentale. Nei sette anni allInter ho alternato la stagione degli inizi a quella della maturità piena da 27 ai 31 anni. Ma tutto dipende dal contesto in cui arrivi. Per esempio: se un giocatore interista fosse andato alla Juve degli anni 90 avrebbe fatto fatica. Ibra e Vieira hanno trovato un ambiente che li ha fortemente voluti, un contesto di fiducia generale».
LInter è diventata più fisica, che poi era la qualità più marcata della Juve di Capello. «E con i campi pesanti i chili si faranno sentire», aggiunge Serena, superesperto in materia. «In questo periodo contano forza e condizione atletica. Certo, cè altro. Ibra è un autentico scardinatore di difese, regala la certezza dal punto di vista fisico e tecnico che Adriano e Recoba, per esempio, non ti concedono.
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