Gianandrea Zagato
Questanno, Filippo Penati sa che al dopo-Scala non gli sarà più riservato un posto al tavolo numero 36. Annotazione per i cronisti che non dovranno più scrivere dellirritazione del presidente della Provincia perché non sedeva al tavolo donore. Anzi, Penati non diserterà nemmeno lappuntamento clou nel teatro simbolo delleccellenza del modello Milano come fece invece in passato perché «la Provincia non siede nel cda della Scala».
Già, nellera post-albertiniana corona il suo sogno: Penati è nella stanza dei bottoni del Piermarini, che è stata allargata da sette a nove membri prevedendo lingresso della Provincia e di un secondo rappresentante del ministero dei Beni culturali. «È come essere al primo giorno di scuola» dice linquilino di via Vivaio alla sua prima partecipazione alla riunione del cda scaligero. Virgolettato dettato allingresso del cda e completato alluscita con i ringraziamenti di rito, «ho trovato una grande cortesia e unaccoglienza calorosa da parte degli altri consiglieri e questo mi ha fatto molto piacere».
Poi, la sua prima dichiarazione da consigliere damministrazione: «Abbiamo visto il preconsuntivo di questanno ed è stata illustrata la proposta di preventivo per il 2007. Mi sembra si sia imboccata la strada giusta per la ricerca di un equilibrio tra una serie di indicatori che questanno sono in crescita, come gli abbonamenti e il numero degli spettacoli».
E mentre Penati chiosa che la presenza della Provincia nel cda «garantisce un patrimonio di relazioni con larea metropolitana», Letizia Moratti fa sapere di essere «felice»: «Si rafforza così il collegamento tra le Istituzioni territoriali cui dò grandissimo valore». Ma il sindaco di Milano è «felice» anche perché nel nuovo cda cè pure lamministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo: «Maspetto che, essendo amministratore delegato di una grande banca, sia allaltezza del suo ruolo di valorizzazione della Scala».
Valutazione condivisa dal vicepresidente della Fondazione, Bruno Ermolli: «Prendo atto con piacere dellimpegno della Provincia che con Penati si spende in prima persona per la Scala. E anche lingresso di un manager come Profumo è un altro segnale apprezzabile». Soddisfatto pure il finanziere Francesco Micheli che siede nel cda: «Una scelta coraggiosa, un notevole colpo di coda del Ministero. Profumo ha già dimostrato grande interesse per la Filarmonica e farà bene pure in Scala». Benvenuto «a due personalità forti» aggiunge Stephan Lissner, sovrintendente e direttore artistico: «Personalità di altissimo profilo, particolarmente rappresentative del panorama sociale italiano nel segno del pluralismo, che daranno ancora più supporto alla Scala». «Non credo ci possa essere modo migliore», chiude Lissner, con cui «festeggiare questo primo anno di provato valore».
Ma il riferimento non è tanto ai neo-ingressi nel cda quanto ai conti in pareggio: «Per il 2006 era previsto un disavanzo di 5,7 milioni di euro, deficit cancellato». Come? «Con il contributo dello Stato aumentato di due milioni di euro, grazie alla redistribuzione del fondo unico dello Spettacolo disposto da Rutelli». Il Comune di Milano ha poi disposto un maggior finanziamento di due milioni «e a questi quattro vanno ad aggiungersi 3,3 milioni frutto del contenimento dei costi».
Modello seguito pure per lAida di Franco Zeffirelli, «il margine positivo è di 1,5 milioni, questa la differenza tra le spese di produzione e i ricavi» avverte Lissner smentendo così ogni inutile polemica sui costi dellopera che apre la stagione del Teatro alla Scala. E successo anche sul fronte della riconquista della fiducia del pubblico, con la Scala che nel 2006 alza il sipario 260 volte rispetto alle 160 del 2005.