Controcultura

La nuova "Sfida" di Mann diventa un romanzo

Il regista del celebre film con De Niro e Pacino esordisce come narratore. Con grinta e misura

La nuova "Sfida" di Mann diventa un romanzo

Per concessione dell’editore HarperCollins Italia, pubblichiamo un brano del romanzo Heat 2, firmato da Michael Mann e da Meg Gardiner, nelle librerie da martedì prossimo

La notte lampeggia tra le stecche delle veneziane, neon intermittenti rosa e blu dalla bottega coreana all'angolo. I fari delle auto di passaggio proiettano ombre sul soffitto. Da un negozio di musica al pianterreno sale un pulsare di note, che rimbomba come un battito cardiaco attraverso la spalla e il collo di Chris Shiherlis.

Alzati.

Non ce la fa.

Alzati, cazzo. Adesso.

Apre gli occhi.

Non è morto. I morti non pulsano al ritmo del K-pop coreano che sale dal pavimento. I morti non sanguinano.

Non è a casa. Casa sua è una fattoria nascosta nell'anonimato della San Fernando Valley. Si trova su una rete con sopra un materasso, in un angolo. Non è una cella. È un appartamento al primo piano a Koreatown.

Gli occhi si chiudono di nuovo, sotto la spinta sedativa dell'ossicodone. Poi si risveglia.

Come mai sono qui?

Il K-pop risuona come una scarica di mitra nel canyon tra palazzi di vetro neri. Le sirene echeggiano attraverso il centro città. Ricorda il peso dondolante della borsa di denaro a tracolla. Breedan morto al volante. Un'imboscata. Brevi raffiche di tre colpi, senza esitazioni. L'assalto della polizia. Una potenza di fuoco superiore per un numero schiacciante di civili.

Civili? Te lo do io schiacciante, stronzo! Reagire all'imboscata. Crivellare le lamiere bianche e nere delle auto di pattuglia, il rumore porta le pulsazioni alla testa, esplode fuori dal cranio.

La musica rimbomba, forte e straniera. Usala.

«Concentrati, guarda» borbotta.

Ombre e luce rosa dalla strada proiettano strisce sulle pareti sporche. Letto, lenzuola economiche, lui in boxer. I vestiti piegati su una sedia da giardino in plastica. Un televisore spento su un tavolino. Mozziconi di sigaretta spenti su un piattino sbreccato; lattine di birra schiacciate nel cestino. Voci fuori.

La ferita gli fa un male da urlare. I frammenti d'osso non hanno lacerato l'arteria succlavia, altrimenti sarebbe morto. L'aveva sentito dire al veterinario, il dottor Bob. L'aveva detto a Neil, mentre lui lo teneva fermo.

Chris scalcia per emergere in superficie.

Alzati, cazzo!

Cerca di tirarsi su a sedere, ma i muscoli urlanti di collo e spalla lo ricacciano indietro.

Com'è arrivato lì? Dopo Venice aveva guidato fino da Nate. Quando un semaforo rosso era diventato verde, i clacson l'avevano svegliato di colpo. Ricorda di essere passato a zig-zag su Sepulveda Pass per tornare a Encino. Non si era fidato a prendere la 405.

Venice. Quel gesto da croupier di blackjack. La mano che planava nell'aria. Ormai non ci sono più carte da distribuire. Lei aveva chiamato e lasciato un messaggio. Nate aveva obiettato, ma poi era andato via, a Venice. Chris era sceso dall'auto e l'aveva vista sul balcone. Lo stava aspettando.

I suoi occhi, il sorriso ammiccante, come quando si erano conosciuti. Poi quello sguardo di avvertimento.

La porta della stanza si apre. Entra Nate.

È alto, indossa una giacca sportiva a due bottoni e un cravattino texano. Capelli stopposi tirati indietro con il gel, baffi anni Settanta, pendenti sul viso chiazzato. Occhi piccoli e rapidi. Lo squadrano da capo a piedi, valutandolo.

... ora è?

Nate chiude le veneziane. «Cosa?»

Da quanto sono qui?

Parole. Le sente nella testa. Hanno un senso. Ma escono?

Nate si china sopra di lui. «Sta' fermo».

Trascina la sedia da giardino accanto al letto, si siede e con attenzione solleva il cerotto sulla garza che copre la ferita.

Il piccolo proiettile di 5,56 millimetri ad alta velocità lo aveva penetrato come un missile Sidewinder, portando a termine il proprio compito: un'ampia cavitazione nella massa corporea, osso ridotto in schegge. Chris ricorda di essere caduto sull'asfalto a pancia in su, la lucidità dell'adrenalina, la visione sbilenca delle auto della polizia che loro avevano fatto a pezzi. Non posso muovermi. Neil lo aveva tirato su.

Nate solleva la garza. I punti sono neri, la pelle rossa e calda.

La luce sul soffitto proietta silhouette. Nate fa un grugnito soddisfatto, annuisce e rimette a posto garza e cerotto. Si appoggia sui gomiti. Lo guarda negli occhi.

«Sei qui con me, o a Disneyland?». Ha la voce bassa e roca.

Chris annuisce.

«Bisogna portarti via di qui. In fretta».

copyright 2022 Michael Mann

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copyright 2022 HarperCollins Italia SPA

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