F inalmente è qui. Stasera affronta i fan che da sempre sostengono la sua voce elegante sempre sospesa tra il calore del soul e la vitalità del «rnb» con screziature di raffinato pop. Eccola Whitney Houston, stasera al Forum dopo la rinascita e soprattutto dopo lo scivolone di un mese fa, quando ha dovuto annullare (e posticipare) alcuni concerti per un ricovero in ospedale. Entrò in clinica a Neuilly e cancellò il concerto di Parigi. Infezione alle vie respiratorie, la sentenza dei medici e un brevissimo stop (saltati gli show di Manchester e Glasgow) poi il tour della rinascita è ripreso.
La curiosità di ascoltare Whitney (lAretha Franklin della sua generazione, non a caso sua mamma Cissy è stata una grande cantante gospel e corista della stessa Franklin e sua zia è una certa Dionne Warwick) è enorme dopo che la sua straordinaria carriera (nel suo immenso palmares oltre 170 milioni di dischi venduti e il suo nome tra i cento migliori cantanti di sempre secondo «sacra» classifica di Rolling Stone) è affogata nella droga e nella depressione. Poi è stata anche sfortunata; sè beccata anche un marito manesco e picchiatore che lha conciata male e lha trasformata in una schiava.
Comunque Whitney, come le stelle di razza, è tornata a splendere. Ci ha fatto dimenticare la vorace consumatrice di crack ed è tornata a cantare sul serio. Nellalbum I Look to You - che fino a poco tempo fa ha frequentato i piani alti della hit parade) fieramente cantava: «sono caduta e sono crollata ma non mi sono frantumata, ho superato tutto il dolore». Quindi è tornata sulle scene sostenuta dal gran maestro del pop Clive Davis e con la benedizione di Oprah Winfrey che le ha rifatto la facciata con una seguitissima intervista in tv.
E alla curiosità enorme di vederla sul palco si aggiunge qualche dubbio sulla sua tenuta vocale e fisica. Dall«incidente» in Inghilterra Whitney non ha più avuto problemi, però prima ci sono stati quei concerti australiani e russi che hanno fatto scattare di nuovo lallarme. Pare che il suo show a Brisbane sia stato una specie di disastro, con voce innestata sulle marce basse, interruzioni, colpi di tosse e generosi interventi a riempire delle coriste (qualcuno dal pubblico urlava «non avrebbe potuto intrattenere un morto» e amenità del genere); a Mosca lesecuzione del suo classico I Will Always Love You non è stata indimenticabile per usare un eufemismo. Allora siamo tutti qui ad aspettare per vedere come i suoi 46 anni stravissuti hanno conservato la sua voce da tre ottave e un semitono di emozioni, grinta e sensualità. Spesso i suoi brani sono stati il simbolo di un rnb troppo patinato, commerciale e ammiccante, ma è indubbio che dallalbum Rapture il suo sapiente miscuglio di puro gospel ed eleganza pop ha cambiato il mondo della black music. Scriveva allepoca Rolling Stone: «la Houston è la cantante che, nel bene e nel male, ha deciso come la musica nera deve suonare che aspetto deve avere e come la si deve vendere. Dal suo esordio nel 1985 il suo impatto sullrnb è talmente pervasivo che sembra che le altri cantanti rnb esistano come conseguenza della sua esistenza o come reazione a lei».
Esagerazione? Forse sì forse no, ma oggi ci basterebbe ritrovare almeno una parte di quello splendore.
La nuova vita di Whitney Il soul che batte la sfortuna
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.