Milano - La scritta sul citofono è sbiadita, l'inchiostro blu sull'etichetta appiccicata in maniera incerta, è vecchio. Dietro a questa insegna del citofono si nascondeva il primo dei covi utilizzati dalel nuove Br. Qui, al civico 38 di via Pepe, proprio di fronte ai binari dello scalo di porta Garibaldi, viveva Massimiliano Gaeta. E qui avevano vissuto anche seppur per un breve periodo Alfredo Mazzamauro e Amarilli Caprio, i due studenti padovani arrivati a dar manforte al gruppo milanese per «fare proselitismo nelle università». Sempre qui nell'agosto del 2004 era stata scoperta una cantina piena di materiale sovversivo, attrezzature elettroniche e una bicicletta usata per i pedinamenti. Dettagli che stonano con la palazzina residenziale di mattoni rossi che si affaccia sulla ferrovia. Quattro piani di appartamenti dove - dicono oggi i residenti infuriati per il clamore mediatico della vicenda - «vive brava gente». Amarilli e Alfredo avevano continuato a vivere nell'appartamento del quartiere Isola anche dopo che Gaeta si era trasferito a Sesto, in via Timavo. Un trilocale al pianterreno, nella parte interna del cortile che si affaccia sui box e su un bel prato di un vicino istituto scolastico.
Da qui ogni giorno entravano e uscivano verso l'Università. Mazzamauro era iscritto a Scienze Politiche della Statale, ma lavorava anche come bibliotecario alla Bocconi, mentre Caprio sempre alla Statale studiava Scienze Linguistiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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