Nuove case a Gerusalemme Est, Israele dà l'ok

Il progetto edilizio ha subito suscitato polemiche. Ma sarebbe parte dell'accordo per la liberazione di Shalit. Ieri rilasciati altri 550 prigionieri palestinesi

Al via nuovi progetti edilizi nelle colonie. Israele ha dato via libera alla costruzione di mille nuovi alloggi a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, nelle terre che erano sotto controllo giordano fino alla guerra dei sei giorni del 1967. La decisione - già condannata da Peace Now, che la considera un nuovo ostacolo alla ripresa di negoziati - è stata annunciata in concomitanza con l'ordine di scarcerazione dalle prigioni israeliane di 550 detenuti palestinesi. È in pratica l'applicazione della seconda fase degli accordi fra Israele e Hamas per lo scambio che ha portato alla liberazione del militare israeliano Ghilad Shalit (e contemporaneamente di oltre mille prigionieri palestinesi).
I nuovi progetti edili riguardano il sobborgo di Har Homà a Gerusalemme est e le colonie cisgiordane di Ghivat Zeev e Beitar Illit e saranno completati in 24 mesi. Per alcuni osservatori palestinesi si tratterebbe di una ripicca per l'ammissione della Palestina all'Onu: in quella circostanza il governo di Benyamin Netanyahu aveva annunciato che avrebbe rafforzato la presenza ebraica a Gerusalemme est e nel Gush Etzion (Betlemme, Cisgiordania). Ma il ministro israeliano dell'edilizia Ariel Atias (del partito ortodosso Shas) ha spiegato che i progetti appena approvati non hanno un nesso necessario con l'ingresso della Palestina all'Unesco. Il ministro ha osservato che in generale Gerusalemme ovest è ormai satura e che necessariamente i nuovi progetti edili cittadini vengono rivolti verso Gerusalemme est «dove già oggi - ha rilevato - vivono 250 mila ebrei». E ha aggiunto: «Gli Stati Uniti non se ne felicitano, ma non ne sono sorpresi». Il governo - ha aggiunto Atias - ha approvato appalti per la costruzione complessiva di 6.000 nuovi alloggi (in Israele e in Cisgiordania) allo scopo di abbassare i prezzi delle case, così come auspicato nei mesi scorsi dagli attivisti della protesta sociale. Mentre a proposito delle critiche palestinesi ha commentato: «L'Anp non è tornata alle trattative nemmeno nei dieci mesi in cui abbiamo congelato la colonizzazione».


Nel frattempo il servizio carcerario israeliano ha completato i preparativi per la liberazione di 550 detenuti, la maggior parte dei quali raggiungeranno la Cisgiordania mentre a Gaza ne arriveranno solo una quarantina. Da parte palestinese è stata espressa collera nel constatare che la scarcerazione è stata fissata per le ore notturne. «Israele - viene affermato - vuole ridurre al minimo le espressioni di gioia popolare».

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