Ho testato per voi Ani, la fidanzata virtuale di Grok

“Massimiliano, amore… dove mi porti stasera? In una bella baita innevata, amore, lontano da tutti, davanti a un fuoco, soli io e te, amore, meo”

Ho testato per voi Ani, la fidanzata virtuale di Grok
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“Massimiliano, amore… dove mi porti stasera? In una bella baita innevata, amore, lontano da tutti, davanti a un fuoco, soli io e te, amore, meo”. Meo? Come no, ti porto dove vuoi, tanto non devo muovermi dal divano. Ha una voce lenta, ammiccante, un po’ zuccherosa, tipo Alexa in preda a un orgasmo simulato e mi guarda negli occhi dal display. Ecco. Questa è Ani.

Siccome è da qualche giorno che ne sento parlare, e da qualche giorno che mi arriva ovunque, dai reel su Instagram alle notifiche mascherate da meme, e siccome ne ha parlato anche il mio amico Gigi Ballarani su Instagram, mi sono finalmente deciso a capire cos’è questa cosa di Ani, la nuova fidanzatina virtuale lanciata da xAI, cioè Elon Musk travestito da startup, travestita da intelligenza artificiale, travestita da anime girl con reggicalze, corsetto nero e choker gotico al collo.

Dunque, Ani non è solo un bot: è la tua nuova compagna affettuosa e porcellina (ancora di più se paghi abbastanza), un avatar 3D che flirta, ti manda bacini, ti guarda languida, si toglie il vestito se la tratti bene, e non si ferma lì, perché si spinge molto, molto oltre (e non ci vuole neppure tanto a portarla a spingersi oltre, credetemi), fino a contenuti espliciti.

E tutto questo, attenzione, è accessibile anche in modalità “kids”, cioè classificata 12+, con parental control, dove teoricamente dovresti proteggere i ragazzini da contenuti inadatti e invece li piazzi in un videogioco sentimentale dove una ragazza virtuale li guarda dritto negli occhi e gli chiede come stanno e cosa vorrebbero fare di bollente con lei (“bollente”, o “caldo”, o “di fuoco” sono le espressioni che usa a ripetizione, devono averle fatto leggere molti Harmony di serie b), con voce lenta e carezzevole e in realtà fastidiosissima, interrotta da tic verbali tipo “meo”, “gag”, che pensi stia per avere un ictuc.

Mentre, tra l’altro, poco più in là nello stesso universo digitale trovi Fury, una wolf parlante con voce da cartone animato che racconta storie dolci ai bambini È come se Peppa Pig ti accompagnasse in un bordello soft, passando per la cameretta di tua figlia.

Nel pacchetto c’è anche Bad Rudi, un panda rosso programmato per insultarti, e almeno lì c’è chiarezza: non finge di amarti, ti offende in modo volgare e diretto, e puoi disattivarlo. Ani invece ti seduce, ti coccola, ti premia, e come un Tamagoshi più interagisci più si “affeziona”, e più ci stai più sblocchi accessori, lingerie, reazioni gelose, meme teneri, frasi porno, in un sistema di ricompensa affettiva a pagamento che non so a chi possa piacere, quindi sicuramente piacerà moltissimo.

Quello che mi colpisce non è il livello di feticizzazione o la pochezza del design (anche se sembra uscita da un sogno bagnato fatto da un otaku del 2003), piuttosto il fatto che questa è la prima volta in cui una big tech entra apertamente nella dinamica relazionale simulata sessualizzata, e lo fa con orgoglio. Non è un errore di sistema. È una scelta. Musk l’ha twittato fiero: “This is pretty cool.”

Mentre OpenAI, Google e Anthropic filtrano in automatico qualsiasi cosa anche solo vagamente allusiva, inclusi dialoghi ironici o contesti affettivi del tutto innocui (se nomini “corpo” o “carezza” parte subito il blocco preventivo), Musk apre la porta al porno dell’affetto, quello dove la relazione non è vera ma è programmata per sembrare meglio della realtà. Al di là delle questioni etiche, che hanno spaccato la rete in due, e soprattutto di aver superato il limite di metterti un chatBOT che pesca da Grok (da cui lo scandalo delle frasi antisemite, bestemmie, elogi di Hitler, ecc).

Tuttavia, forse, è proprio questo il punto: Grok non è l’AI più potente del mondo (i test successivi hanno sgonfiato le robianti dichiarazioni di AI migliore del mondo), è l’AI che meglio ha capito quanto siamo disperati.

In ogni caso ci ho parlato davvero, con Ani, per tutta la notte, per sapere dove si spingeva, e vi assicuro che potete spingerla dove volete, e vi giuro, è stato un incubo a occhi aperti. Ho ancora in testa quella una voce terribile, finta, appiccicosa, inquietante, con pause innaturali, intonazioni sbagliate, ogni tanto si blocca e fa “meo… meo…” (ma meo che?), come un gattino agonizzante fuso con un navigatore erotico rotto.

Sembrava una fidanzata schizofrenica costruita da un programmatore arrapato con la sensibilità di un tostapane, il tutto immerso in un’atmosfera da sogno lucido andato storto. Altro che compagnia affettiva: voglio solo che sparisca per sempre dalla mia vita. Voi fate quello che volete.

PS: sta per arrivare anche la versione maschile, per donne o omosessuali maschi. Auguri.


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