"L'IA è diventata un compagno di viaggio. Ma serve maggiore consapevolezza"

Maria Greco, Direttore Tecnologie e Sistemi Informativi del Gruppo Iren, valorizza l'intelligenza artificiale e sostiene il ruolo delle donne nel mondo STEM, portando avanti il cambiamento in azienda

"L'IA è diventata un compagno di viaggio. Ma serve maggiore consapevolezza"

Si chiama Process Intelligence, ed è uno di quei termini portati dalla tecnologia di cui le aziende non possono fare a meno. Tra i leader del settore c’è Celonis, leader globale nel “Process Mining”, con cui è possibile per analizzare, ottimizzare e reinventare i processi operativi attraverso i dati. Ed è questo il segreto dell’intelligenza artificiale per aumentare la competitività delle imprese, soprattutto poi se si riesce anche a dare un tocco femminile alla transizione digitale. Lo ha fatto, per esempio, il Gruppo Iren, uno dei principali player italiani nei settori energia, acqua e ambiente, che cercando una figura che unisse visione strategica, esperienza operativa e una forte consapevolezza del ruolo ha scelto come Direttore Tecnologie e Sistemi Informativi Maria Greco. E’ lei che, valorizzando l’IA con responsabilità e sostenendo il ruolo delle donne nel mondo STEM, sta portando avanti il cambiamento in azienda, con la collaborazione appunto di Celonis.

Da un lungo percorso nelle Operations al ruolo di guida della trasformazione IT del Gruppo Iren: come è avvenuto questo passaggio?

“È stato un cambiamento profondo, anche se in continuità con il mio percorso. Dopo dieci anni in Iren dai canali al credito, passando per la fatturazione, si è aperta una nuova opportunità. È una sfida che non vivo come un salto nel vuoto: credo di avere il background giusto per guidare questa fase. Anche perché oggi la tecnologia non è più solo IT, ma è parte integrante dei processi aziendali”.

Di solito questi ruoli sono occupati da uomini…

“Infatti questa scelta fa onore all’azienda. In Iren, la sostenibilità è un valore concreto, e la mia nomina è il segno di un Gruppo che crede davvero nei principi che dichiara, e che vuole metterli in atto. Questo mi dà ancora più responsabilità: il compito che ho oggi è quello di accompagnare una rivoluzione tecnologica nel rispetto delle persone, dei territori e del nostro DNA”.

Il mondo tech è ancora percepito come un mondo maschile. Sta cambiando qualcosa?

“Credo di sì. Nel mio percorso ho sempre incontrato persone – donne e uomini – che mi hanno sostenuta. E ora vedo più ingegnere, più professioniste che prendono la parola, che guidano progetti. Resta però fondamentale incoraggiare le ragazze a coltivare la passione per le materie scientifiche, che spiegano il mondo, aiutano a comprenderlo e ad agire su di esso. E chi è curioso, trova in queste materie risposte e ispirazioni”.

Tecnologia e persone: si può trovare un equilibrio?

“Credo molto nel ruolo complementare della tecnologia. In passato avevamo strumenti che usavamo per uno scopo specifico. Oggi l’IA, soprattutto quella generativa, è diventata un compagno di viaggio, un collega digitale che sta al nostro fianco nella quotidianità. Ma proprio per questo dobbiamo accompagnare anche le persone, non solo le tecnologie. Non possiamo demandare tutto, dobbiamo guidare questa transizione, non subirla”.

Un punto chiave del vostro percorso è l’utilizzo del Process Mining. Come lavorate con Celonis?

“Abbiamo iniziato a esplorarlo nel 2018, ancora prima di avviare la grande trasformazione dei nostri sistemi informativi. Celonis è stato ed è un partner strategico in questo percorso: lavorare sui dati in modo intelligente ci ha permesso di ottimizzare i processi, individuare inefficienze e disegnare nuove soluzioni basate sui dati. Oggi questa collaborazione ci consente di evolvere ulteriormente, integrando l’analisi in tempo reale nei nostri flussi operativi”.

Oggi si parla molto di privacy, ma anche della necessità di valorizzare i dati per offrire servizi migliori. Come si tiene insieme tutto questo?

“È una questione di equilibrio e responsabilità. I dati sono ovunque, basta uscire di casa per iniziare a “lasciarli”. Ma usarli bene, in modo consapevole, può portare valore. Noi in Iren gestiamo tantissimi dati: dalle reti ai clienti, dai dispositivi IoT agli impianti. Se organizzati correttamente, questi dati possono alimentare soluzioni come i digital twin delle reti elettriche e gas, l’efficientamento energetico, o la personalizzazione dei servizi. La chiave è mantenere sempre al centro la persona e rispettare le normative”.

E in questo equilibrio, anche i dati dei clienti possono diventare uno strumento di innovazione?

“Assolutamente sì. Oggi non si compete più solo sul prezzo dell’energia: si compete sulla qualità del servizio, sulla capacità di costruire esperienze personalizzate. E questo passa dai dati. Noi stiamo lavorando anche in questa direzione, con soluzioni che non parlano direttamente con il cliente finale – almeno per ora – ma che migliorano la qualità del servizio interno e il supporto operativo.

Molti temono l’invasione della tecnologia nella sfera emotiva e personale. Che visione ha in merito?

“È un tema delicato. L’IA non è più solo uno strumento, è un’entità che può interagire con noi in modo “umano”. Questo apre questioni nuove, anche etiche. Serve accompagnare questo processo, educare all’uso corretto. Ma bisogna anche evitare il catastrofismo. Ogni rivoluzione tecnologica ha portato con sé rischi e paure: è successo con i social, con i big data, con lo smartphone. La differenza la fa la governance”.

Quindi è una questione di educazione digitale?

“Esattamente. Serve una maggiore consapevolezza. Anche nella comunicazione, all’inizio si è generato un allarme eccessivo. Parlare di intelligenza artificiale come se fosse un pericolo mortale ha alimentato timori, spesso infondati. Invece si tratta di uno strumento, che - se ben usato - può migliorare la vita quotidiana. Serve etica, formazione, trasparenza. E anche capacità di ascoltare”.

Iren sta lavorando su progetti con AI generativa?

“Sì, stiamo sperimentando. Sempre con approccio prudente, ma aperto. Guardiamo le tecnologie, le testiamo e, se funzionano, le adottiamo. Anche qui, però, non facciamo mai innovazione fine a se stessa: ogni progetto ha uno scopo preciso, legato alla creazione di valore per le persone, l’azienda, il territorio. La tecnologia non è mai un fine, ma un mezzo”.

E il futuro? Come immagina la tecnologia nei prossimi anni?

“Siamo in una fase di hype, questo è innegabile. Ogni giorno esce una nuova piattaforma, un nuovo modello. È come una corsa continua. Ma dopo questa fase iniziale ci sarà una selezione naturale, una maturazione. Alcune soluzioni resteranno, altre si perderanno. L'importante è restare curiosi, ma anche pragmatici. E, soprattutto, non perdere mai il contatto con le persone”.

Insomma: esiste un tocco femminile nella tecnologia?

“Forse esiste, ma non nel senso stereotipato. Il vero tocco femminile – se vogliamo chiamarlo così – è la capacità di ascolto, di empatia, di inclusione. È il mettere al centro l’essere umano. Ma in fondo, non è una questione di genere.

È una questione di umanità, e di visione. Oggi serve una tecnologia che si adatti alle nostre abitudini, che ci assista con intelligenza, ma che non ci sostituisca. Questo, per me, è il futuro. Costruirlo, è un compito che riguarda tutti noi”.

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