La scoperta che cambia tutto: ci sono tracce di vita sul pianeta K2-18b

A circa 124 milioni di anni luce dalla Terra ci sarebbero segni di vita: ecco cosa è stato trovato sul pianeta K2-18b

La scoperta che cambia tutto: ci sono tracce di vita sul pianeta K2-18b
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Una scoperta che tiene con il fiato sospeso e che porterà di certo a guardare nuovamente allo Spazio con curiosità mista ad aspettativa: sul pianeta K2-18b sono state infatti rinvenute tracce di vita, una notizia che potrebbe rivoluzionare tanti scenari. I più ottimisti ne parlano come della scoperta più promettente mai fatta fino ad oggi. Ma andiamo con ordine.

K2-18 b, conosciuto anche come EPIC 201912552 b, è un esopianeta. Il corpo celeste si trova a 124 milioni di anni luce dalla Terra, ed orbita attorno alla stella nana rossa K2-18, dalla quale prende il nome. La scoperta è abbastanza recente, dato che risale al 2015, ed è stata possibile grazie alle immagini trasmesse dal telescopio spaziale Kepler. Stando ai dati raccolti, si tratta di un pianeta di circa otto volte la massa della Terra, con un'orbita di 33 giorni. I sospetti sul fatto che potesse ospitare la vita derivano dal fatto che K2-18 b si trova in una zona abitabile della stella nana rossa. Sul corpo celeste possono dunque trovarsi forme di vita, oppure potrebbe ospitarne in futuro.

Su K2-18 b sono state rinvenute tracce di dimetilsolfuro, un composto sulfureo prodotto dalle alghe marine. Non solo. Nel 2023 è stata rilevata anche la presenza di metano e anidride carbonica all'interno della sua atmosfera. Sarebbe stato proprio l'impiego del telescopio spaziale James Webb a fare la differenza. Un gruppo di ricercatori anglo-americani hanno infatti potuto individuare i composti chimici così importanti per consentire la vita: si tratta, in gergo, di "biosignature", segnali evidenti di vita extraterrestre.

"Quello che osserviamo a questo stadio sono indizi di una possibile attività biologica al di fuori del sistema solare. Per essere franco, penso che questo sia il caso più vicino a una caratteristica che possiamo attribuire alla vita", ha dichiarato in conferenza stampa il dottor Nikku Madhusudhan, astrofisico dell'università di Cambridge.

Dunque, bene che ci sia entusiasmo, ma prima di fare determinate affermazioni bisognerà attendere gli esiti di ulteriori esami e osservazioni. "Questo è un momento cruciale.

È la prima volta che l'umanità intravede potenziali biofirme su un pianeta situato nella zona abitabile della sua stella", ha aggiunto l'autore dello studio pubblicato sulla rivista Astrophysical Journal Letters.

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