Vulcan rivoluziona la logistica grazie al suo tocco magico

Il nuovo robot è dotato di senso del tatto ed è in grado di afferrare gli articoli in magazzino, può valutare la forma e capire come collocarli nelle scaffalature senza danneggiarli

Vulcan rivoluziona la logistica grazie al suo tocco magico
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Vulcan sembra il nome di uno dei robot degli anni Ottanta, come Gundam. Invece è il nuovo robot da magazzino dotato di senso del tatto: a differenza dei modelli precedenti, che si limitavano a spostare scatole con ventose o sistemi di visione artificiale, Vulcan è in grado di afferrare con maggiore precisione tre quarti degli articoli presenti nei magazzini, e può valutarne la forma, capire come prenderli senza danneggiarli, collocarli nei cosiddetti pod (cioè i livelli superiori e inferiori delle scaffalature) dove oggi gli operatori devono salire su scale o piegarsi decine di volte al giorno.

Un risparmio di fatica per loro, un investimento in automazione per l’azienda. Secondo Amazon Vulcan rappresenta “un passo avanti fondamentale nella robotica”, perché non si limita più a vedere il mondo, ma comincia anche a sentirlo. Parole di Aaron Parness, direttore della robotica. Il robot è già in fase di test e lavora accanto agli operatori umani, aiuta a individuare e prelevare oggetti, impara dagli errori. In caso di difficoltà può persino “chiedere aiuto” per apprendere nuovi movimenti.

Andiamo verso un’integrazione sempre più stretta tra umani e macchine, con l’automazione che si avvicina alle soglie più delicate: quelle della destrezza, della sensibilità e dell’intuizione tattile. Amazon ha già 750.000 robot in funzione però finora nessuno aveva davvero “toccato” le mansioni più fini. Vulcan lo fa. Per ora si affianca agli operatori, che continuano a gestire manualmente gli scaffali spinti verso di loro da robot su ruote, ma è evidente che, una volta perfezionato, Vulcan non si limiterà ad assistere: semplificherà, accelererà, e molto probabilmente sostituirà gli umani. Immagino già cosa stiate pensando, e anche io, ci arrivo tra poco.

Nel frattempo le rassicurazioni arrivano puntuali: Tye Brady, responsabile della robotica di Amazon, afferma che “i robot non possono sostituire completamente gli esseri umani” e che “le persone faranno sempre parte dell’equazione”. I robot, dice, servono solo a amplificare il potenziale umano e a migliorare la sicurezza sul lavoro. Tuttavia la questione non è se Vulcan possa sostituire una persona, è che può farlo per tre quarti degli articoli e domani molto probabilmente per l’altro quarto. Il vero tema è che non è più solo una questione di forza: l’automazione tocca anche la precisione, l’adattabilità, la capacità di riconoscere e trattare oggetti diversi in ambienti complessi. Non solo. Amazon annuncia anche una nuova tecnologia per creare imballaggi su misura, basata su apprendimento automatico e automazione totale. Entro la fine dell’anno più di 70 macchinari saranno installati in Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna, per poi espandersi globalmente entro il 2027.

Anche qui, l’obiettivo dichiarato è l’efficienza, e anche qui la forza lavoro è l’implicito non detto. Nel 2023, Goldman Sachs stimava che entro il 2030 fino a 300 milioni di posti di lavoro potrebbero essere eliminati o trasformati radicalmente per effetto dell’intelligenza artificiale generativa. Forse è una previsione esagerata, forse no (detto dannunzianamente: forse che sì forse che no). Una preoccupazione che ha radici profonde: all’inizio dell’Ottocento, i luddisti distruggevano i telai meccanici perché temevano che le macchine avrebbero cancellato il loro lavoro e in realtà si sbagliavano, sebbene fossimo all’alba della rivoluzione industriale. Oggi nessuno dà fuoco a un magazzino automatizzato però il sentimento di fondo non è così distante.

Non sappiamo se andrà nello stesso modo, non sappiamo se questa nuova automazione produrrà più lavoro o più disoccupazione. A quel punto restano due scenari.

Il primo è quello auspicato e vaticinato da Elon Musk e Bill Gates (ne ho scritto qui), un mondo dove i robot producono e gli umani vengono sostenuti da un reddito universale finanziato dalla tassazione delle macchine. Il secondo è quello in cui i robot producono e gli umani si arrangiano. In entrambi i casi, Vulcan ha già cominciato a toccare.

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