Nuove perquisizioni alla Lodi

Nella sede della Popolare i finanzieri inviati dalla Procura di Roma. Acquisiti i verbali del Comitato crediti. A Ricucci prestiti per 450 milioni

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Dieci ore di attività delle Fiamme gialle su prestiti per oltre un miliardo di euro, erogati in pochi mesi per arrivare, secondo l’accusa, al controllo di Antonveneta. Oggi si riprende. Del resto, è una perquisizione con acquisizione di documenti svolta in gran riserbo quella che sta conducendo la Guardia di finanza alla sede della Banca Popolare Italiana (già Popolare di Lodi) con l’obiettivo di evidenziare tutte le operazioni finanziarie che hanno legato la banca ai concertisti e gli immobiliariasti Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Con il sequestro di atti, valutazioni su immobili e case.
È infatti dopo un salto di qualità nelle indagini che il procuratore aggiunto Achille Toro e il pm Perla Lori di Roma hanno deciso di mandare nella tarda mattina di ieri la polizia valutaria a spulciare gli archivi della sede principale dell’istituto di Gianpiero Fiorani.
I militari puntano soprattutto ai verbali del cosiddetto «comitato crediti» per capire quali somme la banca ha erogato ai presunti concertisti: i 18 bresciani amici dell’imprenditore Emilio Gnutti, gli immobiliaristi Coppola, Ricucci e Bonsignore e i 12 imprenditori agricoli vicini alla Popolare di Lodi. Le sorprese non sono mancate. Vediamole. Secondo gli inquirenti i finanziamenti sarebbero partiti già nell’ottobre del 2004 per comprare azioni Antonveneta con linee di credito aperte comprese in una forbice da 10 milioni di euro (per alcuni agricoltori) a un massimo di 450 milioni (alle società di Ricucci). E sono infatti le società dell’immobiliarista romano ad aggiudicarsi tra ottobre e maggio le linee di credito più consistenti. Sempre per acquistare quote di Antonveneta.
Sempre secondo l’accusa, dai verbali sequestrati e dall’altra documentazione esaminata, risulterebbe che i fidi siano stati concessi nella maggior parte dei casi in assenza di qualsiasi garanzia. I prestiti venivano erogati per conoscenza diretta del beneficiario ritenuto affidabile. Non solo quindi prestiti concessi al tasso favorevole del 4 per cento, come risulta alla procura di Milano per i 18 bresciani, ma anche senza garanzie. Come per quasi tutti i lodigiani. Discorso diverso per Ricucci, che avrebbe messo a garanzia un edificio.
Le Fiamme gialle hanno così sequestrato una quarantina di dossier personali, riconducibili sia a persone fisiche sia a società, (Finpaco Prohect Spa, Tikal Plaza Sa Fingruppo Holding SpA, Magiste International, Gefip Holding). Copie autentiche sequestrate anche per tutta la documentazione relativa ai conti correnti aperti dai «concertisti». Sono così emerse anche altre linee di credito godute da taluni. Come quella per il gruppo Ricucci che ha ricevuto 37 milioni di euro di prestito per acquistare dalla famiglia Feltrinelli l’elegante villa a Porto Santo Stefano. Il complesso, costituito da alcuni edifici con intorno un parco, è stato valutato 45 milioni di euro. La Procura di Roma ha chiesto agli inquirenti di raccordarsi con gli otto ispettori di Bankitalia che da una decina di giorni stanno compiendo una verifica a Lodi. E così ieri i militari e le Fiamme gialle si sono coordinate per individuare tutti gli atti chiesti dai Pm della capitale.

Accelerazione dell’inchiesta anche a Milano dove nel tardo pomeriggio è stato sentito per tre ore dai pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti il presidente di Banca Popolare Italiana, Giovanni Benevento.
Gli inquirenti non sembrano particolarmente soddisfatti della deposizione che avrebbe riguardato soprattutto la concessione dei fidi ai «concertisti».
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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