Le nuove sfide dell’Occidente

L’intervento di Marcello Pera al seminario di Magna Carta

Claudia Passa

da Roma

Un divario che invece di colmarsi si va allargando, uno scenario internazionale sempre più preoccupante, l’interrogativo su una missione comune che una delle due sponde dell’Atlantico sembra non sentire più sua. Si è chiuso con un bilancio problematico e la promessa di ritrovarsi il prossimo anno il seminario di Lucca sulle “Nuove relazioni internazionali”, il terzo organizzato dalla Fondazione Magna Carta fra interlocutori italiani e americani. Un appuntamento ad altissimo livello, particolarmente atteso dai pensatori d’Oltreoceano per capire cosa accadrà in Italia dopo il cambio di governo: se il ritiro dall’Irak sarà “concordato” e non semplicemente “comunicato” agli alleati e alle autorità irachene; fino a che punto si potrà contare sull’Italia in caso di un indurimento nei confronti dell’Iran; se esiste il rischio che il nuovo governo possa essere tentato di ritirare le truppe dall’Afghanistan sotto la pressione della sinistra più radicale.
Ed è proprio dalle sfide del panorama internazionale che Marcello Pera, presidente onorario di Magna Carta, ha preso avvio per tracciare il quadro del preoccupante divario fra le due sponde dell’Atlantico che negli ultimi anni sembra essersi aggravato. Europa e America, una comune agenda di problemi, un analogo calendario di priorità, una scala condivisa di valori umani, un’identica minaccia, quella del radicalismo islamico, che quando pensa al “nemico” pensa all’Occidente come un tutt’uno, da una parte e dall’altra dell’oceano. Eppure, ha rilevato l’ex presidente del Senato, la frattura c’è, e sul piano ideale si approfondisce. Gli Usa continuano a sentire di avere una missione nel mondo, perché i diritti e la democrazia non sono un privilegio dell’Occidente, ma qualcosa che ogni popolo, se lasciato libero di scegliere, vorrebbe per sé. L’Europa invece – ha rimarcato il senatore azzurro – non ha ancora deciso se essere una potenza mondiale con le conseguenti responsabilità, o soltanto un’area di libero scambio delle merci. Quanto all’annuncio del ritiro delle truppe italiane dall’Irak, «continuo a pensare che si sia trattato di un errore – ha detto Pera -, un danno alla credibilità dell’Italia».
Il dibattito sulla sorte delle relazioni euro-atlantiche è più che mai aperto, specialmente alla luce delle nuove sfide medio-orientali, dall’ascesa di Hamas alla vittoria di Ahmadinejad, dalla malattia di Sharon alla difficile ricostruzione dell’Irak. Pera, concludendo il seminario con un applauditissimo intervento, ha individuato nel riavvicinamento fra le due sponde dell’Atlantico un obiettivo imprescindibile. Dal canto suo Gaetano Quagliariello, senatore di Forza Italia e presidente della Fondazione Magna Carta, spiega che «mentre a livello contingente ci sono tante novità, a livello sostanziale i termini della questione sono di fatto immutati. La sfida del terrorismo internazionale – afferma Quagliariello – pone il mondo di fronte a crisi sempre più gravi.

E l’Europa ha solo due scelte possibili: assumersi le responsabilità che nascono dalla propria storia e dalla difesa dei principi di libertà e democrazia, oppure lasciare di fronte alla crisi l’America sola». Tertium non datur.

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