La caserma dei carabinieri Orazio Petruccelli è nel cuore di via Pretoria, la strada dello «struscio». A Potenza fare lo «struscio» significa passeggiare avanti e indietro, prendere laperitivo al Gran Caffè e spettegolare un po su quello e un po su quellaltro.
Ma quando ieri mattina Giuseppe Postiglione - il ventisettenne presidente del Potenza calcio - è uscito dalla Petruccelli accompagnato da tre uomini dellArma, i pettegolezzi se li è accaparrati tutti lui. Partite truccate e scommesse: ruota intorno a questi illeciti il «giro» che ha portato in carcere nove persone; otto carneadi e un solo nome - diciamo così - «eccellente»: quello di Postiglione. Per tutti le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata alla frode in competizioni sportive, allestorsione e alla violenza privata. Fotografi e giornalisti sono tutti assiepati lungo il portico dellufficio postale, proprio di fronte alla caserma dei carabinieri.
Quando Postiglione si materializza davanti a flash e telecamere non ha lespressione di chi è stato appena arrestato, ma quella - pasciuta e sorridente - di chi è appena reduce da un bel pranzo da Zì Ming (che non è un ristorante cinese, bensì la trattoria dove si mangiano gli strascinat più buoni della città). Postiglione alza il braccio e saluta il «pubblico»: «State tranquilli, ci vedremo presto... ». Non sembra affatto turbato. Benché, a dispetto della sua giovane età (detiene il record di baby patron del calcio italiano), abbia già collezionato un bel numero di guai giudiziari. A Postiglione, «uomo di panza» non solo in senso figurato, il ramo scommesse ha sempre portato una certa sfortuna. «U president» era infatti già stato sottoposto a un procedimento di giustizia sportiva per un illecito in Potenza-Salernitana del 20 aprile 2008 per cui era stato inibito fino al febbraio 2009, mentre al Potenza erano stati inflitti 3 punti di penalizzazione nel girone B della 1ª Divisione. Bazzecole rispetto alle accuse che pendono oggi sulla testa di Postiglione. Il pm della Dda titolare dellinchiesta ha ricostruito uno scenario circostanziato. «Limbroglio calcistico» sarebbe stato portato a compimento dal presidente del Potenza calcio, Giuseppe Postiglione e da un appartenente alla «famiglia mafiosa dei "basilischi"», Antonio Cossidente, con «lillecita mediazione» del consulente sportivo, Luca Evangelisti.
Le partite più emblematiche del «quadro delinquenziale» descritto dagli investigatori sono due: lincontro Potenza-Gallipoli del 6 aprile 2008 e quello Potenza-Salernitana del 20 aprile 2008. Nel primo si sarebbero verificate «una serie di azioni violente che hanno costretto il Gallipoli a subire la sconfitta» in quanto alcuni «sostenitori» del Potenza calcio avrebbero effettuato una vera e propria «spedizione punitiva» nei confronti della squadra avversaria, alloggiata allhotel Bouganville di Picerno (Potenza) per intimorire i giocatori e indurli alla sconfitta. Nel secondo match, invece, «Postiglione e il suo gruppo hanno combinato a tavolino la vittoria della Salernitana con i dirigenti della squadra campana ottenendo un "premio a nero" di 150mila euro». Giochi sporchi di cui si vociferava sul web da tempo: nel forum del sito forzapescara.net, ad esempio, il commento di tale «femy» (messo in rete alle ore 8.56 del 7 settembre 2008) presenta molte analogie con alcuni dei passaggi-chiave dellordinanza con cui il Gip di Potenza ha autorizzato gli arresti di ieri.
Una parabola amara quella di Postiglione: dai ponti radio affittati a radio e tv alle scommesse sugli incontri «aggiustati» e alla «gestione mafiosa» del club rossoblù. Comunque ben voluto in città perché capace di regalare la promozione dalla C2 alla C1 al primo colpo, nel 2007, dopo 15 anni di assenza. Una storia di entusiasmi, ma anche di rapporti non proprio esaltanti con lo spogliatoio: in tre anni si contano in una decina gli allenatori che hanno occupato la panchina dello stadio potentino Alfredo Viviani. Alcune settimane fa, forse dietro la pressione dellinchiesta, il «presidente ragazzino» si era dimesso dalla carica adducendo ufficialmente «incomprensioni con la tifoseria», lasciando il posto a uno stretto collaboratore. Salto di categoria, ma anche puntate su gare decise a tavolino, intimidazioni, collusioni con malviventi locali il giro nel quale, secondo lantimafia di Potenza, sarebbe finito l«esuberante» presidente lucano.
Particolare tuttaltro che irrilevante: in questa vicenda non ci sono solo le scommesse e le partite pilotate, ma anche il tentativo di entrare in appalti pubblici, come il progetto della cittadella dello sport di Potenza. Una ventina gli iscritti nel registro degli indagati.
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