Dobbiamo ammetterlo con sufficiente enfasi: Cassano ci ha conquistati. Venerdì sera, in pochi minuti, ha messo l’Italia di Prandelli col vento in poppa sottraendola al supplizio di un’altra Corea, ieri ha stregato i media presentandosi alla platea di cronisti, taccuini e telecamere, vincendo un’altra sfida. Forse dobbiamo essere riconoscenti a Gigi Riva che l’ha convinto a rompere l’assedio e l’astinenza da conferenza-stampa accompagnandolo per mano all’incontro con i giornalisti e facendogli anche da spalla intelligente nelle cadenze più attraenti. S’era convinto, Fantantonio, di non poter sostenere il contraddittorio, aveva timore che il suo italiano improbabile lo esponesse a inevitabile ironia. E invece, dinanzi al microfono dell’aula magna di Coverciano, Cassano ieri non ha sbavato un solo passaggio stilistico. Anzi si è presentato al grande pubblico sfoderando un aggettivo «inenarrabile» che è buona testimonianza dei progressi linguistici effettuati e della sicurezza che dai piedi è arrivata alla testa. Magari è merito delle buone letture o dei due libri scritti in compagnia di Pierluigi Pardo, un simpatico collega di Mediaset premium, capace di imitarlo alla perfezione anche nello slang pugliese.
Chissà. Sarà merito esclusivo di Cesare Prandelli che qualche mese prima, a gennaio, lo reclamò per la Fiorentina impegnata in Champions league rimasta senza Mutu squalificato. Nello spalancargli le porte di Coverciano e del club Italia gli ha cementato l’autostima e la sicurezza, invitandolo a sbarazzarsi del passato e degli errori commessi senza voler rincorrere rivincite sciocche. Ecco: questo è il Cassano più attraente, ammirato ieri a Coverciano. Neanche una parola stonata nei confronti di Lippi, che pure lo ha tenuto ostinatamente fuori dai cancelli azzurri per molti mesi e durante il recente mondiale in Sudafrica. «Non sono un terrorista, non ho mai mancato di rispetto a nessuno in Nazionale, dai giornalisti agli allenatori, ma passo sempre per quello che rovina gli spogliatoi. Basta con le polemiche, pensiamo al presente» il suo appello maturo e convincente che ha suturato la ferita con le esclusioni passate.
Forse dobbiamo fare una monumento a quella ragazza umile e silenziosa che si chiama Carolina, conosciuta ai bordi di una piscina, e che in estate è diventata la signora Cassano. É lei che ha piallato tutti gli spigoli del Pibe di Bari restituendolo alla felicità della sua condizione e del suo mestiere, spesso trasformato in una crociata contro il mondo intero. Un tempo, incrociandolo in un qualche aeroporto nella scia dell’under 21 di Claudio Gentile, nel dialetto inconfondibile, si sfogò: «E io dovrei giocare con questi...». Si sentiva incompreso e troppo genio per perdersi con i ragazzi della sua età e un allenatore che pretendeva da lui disciplina, oltre al talento. Ieri, a un certo punto del suo intervento trasformato in uno show, ha riconosciuto in modo convinto: «Al mondo c’è stato uno solo, Maradona, capace di vincere da solo le partite. E io non sono Maradona. Voglio essere Cassano dentro la squadra».
Alla fine bisognerà ringraziare tanta gente, magari anche la Samp e il presidente Garrone, Beppe Marotta che ebbe il coraggio di sfidare l’impopolarità andando a Madrid e ripescandolo in quel negozio pieno di gioielli finiti nel retrobottega chiamato Real, se sono riusciti tutti insieme, con l’interessato in prima fila, a restituirci un fior di campione ed un uomo vero, capace di riconoscere gli errori commessi in gioventù e di parlare in modo
convinto ad un eventuale figlio. «Gli direi: non prendere esempio da me fino ai 25 anni». Ecco: oggi possiamo dire a un bambino incontrato in un cortile o in un oratorio, prendi esempio da Cassano, un ragazzo diventato uomo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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