«Un nuovo modello di Finanziaria» No degli alleati alla svolta di Tps

Padoa-Schioppa vuole blindare la manovra Nemmeno il presidente del Consiglio lo segue

nostro inviato a Caserta

Tommaso Padoa-Schioppa si iscrive all’elenco di ministri del Tesoro (prima) e dell’Economia (poi) che hanno studiato come riformare le procedure parlamentari che portano all’approvazione della legge finanziaria. Il progetto illustrato dal ministro al conclave di Caserta è - per certi versi - un «ritorno all’antico». All’epoca dei famigerati «collegati», che ingolfavano le Camere per dodici mesi, se non per intere legislature. Mentre è moderna la bocciatura al suo progetto da parte di Rifondazione, e la cautela di Prodi.
Ai colleghi di governo, Padoa-Schioppa spiega una riforma articolata su tre punti: i saldi finanziari devono essere indicati nel Dpef; rigorosa inammissibilità degli emendamenti localistici e microsettoriali; provvedimenti finanziari non concentrati esclusivamente nella sessione di bilancio, ma «spalmati» durante l’intero esercizio.
I saldi finanziari di riferimento (il deficit, ma non il «saldo netto da finanziare», che figura all’art. 1 della legge finanziaria propriamente detta) già oggi vengono indicati con il Documento di programmazione economica, che - essendo un documento e non una legge - viene approvato con risoluzione parlamentare. Se dovesse contenere anche il valore del «saldo netto da finanziare», il Dpef diventerebbe una legge; e dovrebbe essere approvato con un voto parlamentare, e non attraverso una risoluzione.
Già oggi gli emendamenti localistici e microsettoriali sono proibiti dagli stessi regolamenti parlamentari. Per questo - nella sua relazione - il ministro chiede «una rigida applicazione del vincolo della inemendabilità» per questo tipo di emendamenti. Con un particolare. Una legge non può modificare un regolamento parlamentare; ed essendo frutto di compromessi consolidati negli anni, i regolamenti parlamentari sono piuttosto complicati da modificare.
Il terzo cardine della riforma di Padoa-Schioppa è quello più controverso: i provvedimenti finanziari spalmati nell’arco dell’anno. In questo caso, il rischio è tornare ai «collegati» ordinamentali. Se questi provvedimenti dovessero agire sui saldi contabili, vuol dire che la sessione di bilancio (il periodo dell’anno, da settembre a dicembre) sarebbe lunga un anno; oppure, non esisterebbe più. In alternativa, il rischio è che questi provvedimenti finiscano nell’oblio parlamentare come più volte avvenuto in passato.
E tanto per restare nel clima di Caserta, contro il progetto di riforma di Padoa-Schioppa si scaglia Gennaro Migliore.

Il capogruppo alla Camera di Rifondazione avverte: dispiace che il ministro esterni opinioni che non tengono conto del preventivo consenso della maggioranza e del capo della coalizione. Anche Prodi, infatti, è contrario al principio di inemendabilità della legge di bilancio.

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