Con il nuovo Pgt una città a numero chiuso

Con il nuovo Pgt una città a numero chiuso

Il Pgt «trasformerà Milano in una metropoli», l’obiettivo «è di portare la città a due milioni di abitanti, recuperando 700mila nuovi residenti». Così parlava nel 2009 l’ex assessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli. Una città internazionale ed accogliente. Un calcolo (poi sceso a 1,8 milioni) fatto tenendo conto dei metri quadri prodotti dai nuovi progetti urbanistici. Ma Pisapia, tra i primi atti di governo, ha revocato quel piano e ha chiesto al nuovo assessore Lucia De Cesaris, di riesaminare le 4.765 osservazioni di cittadini ed enti, ignorate a suo dire dall’ex sindaco Moratti. L’esito è il nuovo Pgt approvato ieri dalla giunta. «Meno cemento e più verde». Festeggiano gli amici ambientalisti. Ma Milano si scorderà il boom. Tra vent’anni si stima una città con un milione e mezzo di abitanti, solo 155mila nuovi residenti «teorici» nelle proiezioni dei tecnici si trasferiranno qui. Circa 106mila i nuovi addetti in uffici e imprese. Ma il documento riduce di circa il 60% la possibilità di costruire: l’indice medio di edificabilità passa dallo 0,5 allo 0,35 mentre la superficie lorda di pavimento (slp) negli Ambiti di trasformazione urbana (le aree dismesse o sottoutilizzate) scende da circa 8 milioni di metri quadri del vecchio piano a 3 milioni. Confermata la vocazione agricola del parco Sud dove non sarà più possibile scambiare le volumetrie con altre zone della città. Nel Pgt è «ancora debole» lo sviluppo dei trasporti, «rafforzeremo questa parte con il Piano della mobilità urbana che spera sia pronto al più presto». In compenso, viene «limitata la realizzazione di nuovi parcheggi pubblici e privati in aree accessibili e centrali, in coerenza con l’avvio di Area C» e «eliminiamo opere come il tunnel Expo-Linate che dal punto di vista ambientale, economico e anche dei tempi non era più perseguibile». Un’opera a costo zero per il Comune e che avrebbe sotterrato il traffico.
Il nuovo Pgt inizia dal 26 gennaio in commissione ed entro metà febbraio in aula l’ostico e lungo percorso per il voto. Poi ci sarà il rischio ricorsi dalle imprese. La giunta conta di non ripubblicarlo, ma il capogruppo del Pdl Masseroli avverte: «Se le correzioni saranno sostanziali, è un nuovo piano e bisogna ripartire con la raccolta delle osservazioni». Si perdono altri due anni. O, la sfida, «votiamo insieme solo le osservazioni che non stravolgono il vecchio impianto». L’assessore tentenna: «Ripubblicarlo? Abbiamo rispettato i passaggi giuridici, deciderà l’aula». E «decideranno i consiglieri» anche sulla sua proposta di accorpare le osservazioni in 80-100 blocchi per velocizzare il dibattito.

Peccato che dopo le polemiche della sinistra nell’era Moratti sul mancato esame delle singole osservazioni, ora l’opposizione si scaldi. Nell’incertezza sui tempi e il mercato fermo, le entrate dagli oneri di urbanizzazione nel bilancio di previsione 2012 saranno tra ii 65 e 90 milioni di euro.

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