da Roma
Fermare il «disordine stratificato» che ha prodotto lelefantiasi del gruppo Sviluppo Italia. È il compito che si è dato il nuovo amministratore delegato dellagenzia per lattrazione degli investimenti esteri, Domenico Arcuri, che ieri ha presentato il nuovo business plan della società in base alle linee guida della Finanziaria 2007 e del conseguente atto di indirizzo del ministero dello Sviluppo economico.
Per comprendere il compito che Arcuri & C. dovranno affrontare, tuttavia, è necessario riepilogare i dati di partenza. Attualmente Sviluppo Italia funziona come una holding dalla quale dipendono 17 società regionali, 15 controllate (dalla quale si diramano 25 subcontrollate) e 124 partecipate. Gli organi societari hanno 492 componenti che costano 6 milioni di euro. Il gruppo ha 1.700 dipendenti (550 a tempo determinato,) dei quali il 63% è dedicato ad attività di staff. A fronte di 231 milioni di ricavi consolidati, ben 123 milioni (il 53%) è impegnato in acquisti esterni, portando il margine operativo lordo a un risultato negativo per 6 milioni di euro. Lutile 2006 non è stato reso noto, ma i conti di Sviluppo Italia si chiudono sempre in nero per effetto di proventi straordinari.
Il nuovo business plan, invece, prevede la creazione di tre newco (Finanza, Reti e Progetti), di un veicolo per le dismissioni e di 13 partecipate strategiche. Tra queste Italia Turismo (51% Sviluppo Italia e 49% ripartito tra Intesa-Sanpaolo, Ifil e gruppo Marcegaglia) e Italia Navigando che si occupa della realizzazione di porti turistici. I consiglieri di amministrazione resteranno 12, tutti interni al gruppo, e si risparmieranno i 6 milioni finora spesi per emolumenti.
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