di Marco Lombardo
Scrive Bobiron, uno di quei maniaci di Apple che saggirano per internet: «La vera forza delliPad è che la casalinga di Voghera non dovrà fare un corso per imparare ad usarlo». E allora in attesa che loggetto arrivi anche nel Pavese già sappiamo perché lultima invenzione di Steve Jobs sarà un successo. Anzi: perché lo è già.
Code ai negozi si segnalavano ieri negli Usa, e in fondo non cè nulla di strano: liPad è già stato usato, vivisezionato, anticipato e da oggetto di culto che non cè, è già passato - al primo giorno di vendita - ad essere quello che al quale nessuno può rinunciare. Il Wall Street Journal nei giorni scorsi sè pure inventato la regola del divano per semplificare il tutto, e il fatto che liPad sia perfettamente a suo agio nelle mani del suo proprietario seduto mollemente sui cuscini di casa è la chiusura del cerchio. Mettete poi un divano a Voghera e sopra il divano una casalinga: il gioco è fatto.
Perché la vera forza dellennesimo miracolo di Cupertino non è che Jobs abbia inventato una nuova macchina del futuro: come sempre accade il genio è stato prendere lesistente e trasformarlo in qualcosa di «magico e rivoluzionario», le due parole slogan con cui liPad è stato lanciato e che sono diventate un ritornello - per obbligo aziendale - in ogni discorso di qualsiasi dirigente Apple. «Magico e rivoluzionario»: le due parole che nellultimo fine settimana hanno aperto quasi tre milioni di link ai visitatori di Google. Ci sarà un perché. E insomma: con liPad si fanno tante cose, con solo uno schermo e senza una tastiera reale. Si consulta la posta elettronica, si naviga su internet, si leggono libri digitali e giornali elettronici sfogliandoli come se fossero veri, si ascolta musica, si guardano film, si gustano le proprie foto, si gioca, si creano file professionali, si chiacchiera via web. La novità? Pensandoci bene nessuna, ci sono già milioni di computer nel mondo che fanno la stessa cosa. Ma nessuno è a prova di divano e per questo liPad è davvero magico e rivoluzionario: «crea un rapporto intimo con chi lo utilizza», altro concetto caro a Jobs per convincerci che anche questa volta ha ragione lui. E ha ragione.
Bastano dunque 9,7 pollici di schermo e un dito che lo sfiora per cambiare il mondo e se già ieri molte aziende si sono adattate per offrire le proprie applicazioni per liPad, è evidente che loggetto cambierà davvero le regole del gioco e non solo quello degli affari. Gli entusiasti applemaniaci venuti in possesso del loro nuovo totem hanno scoperto ad esempio la «app» gratuita di Netflix, gigante Usa del noleggio video: si scarica il programmino, si tocca con un dito e si ha accesso a migliaia di film e telefilm da vedere in streaming, ovvero senza doverli caricare appesantendo la memoria interna. Semplice no? Infatti a Voghera già approvano.
E allora: in attesa di sapere quando anche noi entreremo nel futuro visionario di Apple (sbarco in Europa e prezzi delliPad in euro sono ancora top secret, giusto per ravvivare ancora lattesa), già sappiamo che non potremo sottrarci anche questa volta al magnetismo di un uomo diventato il Messia dellera moderna, tavoletta (digitale) compresa. Stephen Fry, attore e scrittore britannico - ovvero mica lultimo degli Apple addicted - ha raccontato così su Time il suo incontro con liPad e con Steve Jobs: «Mi ha ricevuto con il solito look minimalista, maglia nera e jeans, e con i piedi sul tavolo. La mia prima domanda è stata un lungo balbettìo durato cinque minuti e non mi ricordo neppure che cosa gli ho chiesto. Lui tranquillo ha risposto: «Sì». O forse «no», chissà...
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