Il nuovo tecnopotere? Per affrontarlo serve... "La gaia incoscienza"

Bovalino mette in scena un teatro di specchi dove i protagonisti sono Musk, Trump, Thiel, Vance, ma dietro di loro si muove un'ombra che è più grande dei loro stessi nomi: il tecno-potere

Il nuovo tecnopotere? Per affrontarlo serve... "La gaia incoscienza"
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Elon Musk è Batman, ma anche Joker. Un profeta con l'occhio nero, una scintilla che spacca il buio. Inizia così La gaia incoscienza di Guerino Nuccio Bovalino, con un ouverture che sembra rubata a Nolan e poi buttata dentro un saggio politico, mistico e digitale, dove il potere non è più quello che era, e nemmeno quello che sarà. È una profezia scritta con la tastiera di un filosofo che sa di vivere nel tempo degli algoritmi, ma non ha smesso di pensare in latino. È il racconto lucido, ma anche visionario, di una rivoluzione senza bandiere, dove destra e sinistra sono categorie preistoriche, e ciò che conta è la forma del pensiero, la velocità dell'immaginario, la potenza simbolica dell'egemonia.

Bovalino mette in scena un teatro di specchi dove i protagonisti sono Musk, Trump, Thiel, Vance, ma dietro di loro si muove un'ombra che è più grande dei loro stessi nomi: il tecno-potere. Non è una celebrazione, né una condanna. È un'analisi filosofica travestita da saga. È Nietzsche che incontra Marshall McLuhan nella Silicon Valley. La "gaia incoscienza" non è una bestemmia contro l'intelligenza, ma il nome nuovo dell'entusiasmo che sostituisce la paura, una gioia radicata nell'instabilità, nel cambiamento, nella voglia di ricominciare. È un inno alla disillusione: quella che ha disintegrato il sogno progressista del web come democrazia orizzontale, trasformandolo in un'arena post-moderna dove la cultura woke combatte contro i meme e perde.

Il saggio è impietoso con le élite tradizionali, ma non si accontenta del populismo digitale. Va oltre. Parla di mistica e di tecnomagia, di Jobs come di un Cristo laico, di Zuckerberg come di un sacerdote di un culto che non prevede redenzione. L'intelligenza artificiale diventa oracolo, il deep state un ectoplasma, gli influencer delle meteore prigioniere del loro stesso mito. È un mondo liquido, ma con radici mitiche. Bovalino non ha paura di parlare di spiriti, di archetipi, di anime. E qui c'è il colpo di teatro: la rivoluzione non nasce solo nei server, ma nell'inconscio. È una guerra simbolica. E il terreno di battaglia è l'immaginario collettivo.

L'autore fa quello che la politica ha dimenticato: costruisce visioni. Parla di Musk come di un folle lucido, un tecno-Cesare con la dolcezza feroce di un futurista spirituale. Parla di Trump come di un King Kong scappato da Wall Street che si è arrampicato sulla Casa Bianca per scagliarsi contro i grattacieli del mainstream. Parla della nuova destra come di un magma che fonde il mito e l'algoritmo, la tradizione e la start-up, la nostalgia e la propulsione. La gaia incoscienza è un libro che si legge come un romanzo, ma ti colpisce come un pugno filosofico. È brillante, coraggioso, irriverente.

È un testo che non cerca approvazione, ma vuole creare attrito. E ci riesce. Perché non ha paura di sporcare le parole sacre della cultura con il fango della realtà. E perché sa che l'unico modo per sopravvivere all'apocalisse è riderci sopra con coscienza. Una coscienza, gaia.

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