Il nuovo Umberto I per ora è solo sulla carta

Il nuovo Umberto I per ora è solo sulla carta

Policlinico, piove sul bagnato. La Soprintendenza boccia il piano di rifacimento. Lo stop dei Beni culturali è del 28 luglio. La lettera, finora mai resa pubblica, elenca i padiglioni vincolati. Non si demolisce niente, non si tocca un mattone. Il futuro resta un rebus. Fra le polemiche, la necessità di partner finanziari, i problemi col Demanio, la ristrutturazione è un vero ginepraio. Proviamo a far chiarezza con Ubaldo Montaguti, Direttore generale dell’Umberto I.
Montaguti, a giugno 2009, dopo avere avuto disco verde da Università, Regione e Ministero della Salute, lei ha presentato il masterplan del rifacimento. Il progetto, di un pool di esperti italiani, inglesi e francesi. È definitivo? «E’ un progetto che richiede ulteriori fasi di progettazione e il parere di tutti gli interlocutori pubblici».
Ma la Soprintendenza ai beni monumentali di Roma ha dato il via libera?
«No, ha posto un decreto di vincolo sul Policlinico. Però stiamo cercando di decifrare le cose, la materia è complessa. Bisogna capire se Regione e Ministero confermano la posizione. Dopo di che si può discutere di quanto è necessario conservare. Mi riferisco ai palazzi pregiati dal punto di vista architettonico».
Lei propone di realizzare al centro del Policlinico un edificio a 6 piani.
«Sì, una struttura che raggruppi i posti letto dell’ospedale, circa 900, oggi sparsi in 36 edifici. E’ il primo passo per risolvere i problemi di cui soffre l’Umberto I. Alcuni padiglioni sono bicocche. Vanno sostituiti da edifici moderni».
Il Demanio, ossia la proprietà, a febbraio 2009 ha detto invece no a ogni ipotesi di demolizione.
«La vedo diversamente. Il Demanio dovrebbe sborsare i soldi per il rifacimento dell’impianto antincendio, 176 milioni. Per tacere della messa a norma elettrica e antisismica, altre centinaia di milioni. Invece ci pone vincoli e non tira fuori i soldi. La nostra proposta, con l’abbattimento di 6 padiglioni vecchi e la sostituzione con edifici moderni, elimina il problema. Quindi o il Demanio sborsa i soldi, oppure se l’idea (della ristrutturazione) è solo mia, mi ritiro in buon ordine. Se invece è una soluzione che va bene a tutti, bisogna che Demanio e Belle Arti perlomeno accettino di discutere».
Il rifacimento del complesso, compreso il Regina Elena e il campus all’americana, supera i 700 milioni. Parte dello Stato, parte dei privati.
«Esatto».
Ma quando e stato sgomberato il Regina Elena, Action ha detto: guardate che in Regione i soldi (per il Regina Elena) non si sa che fine hanno fatto. Ma i denari ci sono?
«Il Regina Elena non è mai stato finanziato. I soldi disponibili riguardano il Policlinico. Dipendesse da me, Ematologia andrebbe dentro l’ospedale, non fuori. Al Regina Elena in ogni caso abbiamo destinato una parte dei 162 milioni disponibili. Ma non coprono tutto, servono 60 milioni. Ci sono gli strumenti per avviare il project financing, c’è lo studio di fattibilità, siamo pronti a partire. E’ ovvio che anche qui dobbiamo mettere in conto il parere delle istituzioni: La Sapienza, il Ministero, la Soprintendenza».
Lei ammetterà però che sembra una tela di Penelope. L’ex assessore Battaglia assicurava che a fine 2007 sarebbe stato approvato il piano di rifacimento del Regina Elena. Invece è tutto in alto mare.
«Sul Regina Elena ci siamo confrontati con la Soprintendenza, sono saltate fuori cose su cui non sono d’accordo. Abbiamo dovuto rifare il progetto, ora è pronto.

Dopo di che, i politici si possono pure... sbilanciare sulle date. Io da tecnico posso dire che il progetto di rifacimento del Policlinico non è mai arrivato tanto avanti come oggi. Adesso è nelle mani di Alemanno, di Marrazzo, del Ministro».

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