Cultura e Spettacoli

«Nuovomondo in lizza fino alla fine»

Placido: «Il film italiano ha perso per un solo voto la gara per il Leone d’oro. Così ho proposto di creare un premio alla rivelazione della Mostra»

da Venezia

«Be', ormai lo posso dire: se non ci fosse stato il cinese Still Life di Jia Zhangke (il film sorpresa del concorso, ndr) avrebbe vinto Nuovomondo di Crialese. Quattro voti contro tre. A quel punto ho chiesto una sospensione, per aggiornare la riunione a sabato. Premiare l'italiano con la coppi Volpi per la miglior interpretazione mi sembrava riduttivo, anche un po' ingiusto, no?». Michele Placido riparte sereno dal Lido. Alla fine, sfoderando la solita irruenza, è riuscito a convincere i colleghi a coniare un secondo Leone d'argento, da intestare «al miglior film-rivelazione»: insomma un premio ad hoc per celebrare il Nuovomondo.
È stato complicato?
«No. Crialese ci ha regalato nello scorcio finale un'emozione forte, uno scossone emotivo. Avevo dalla mia parte Bigas Luna e Park Chan-wook, Catherine Deneuve era d'accordo: sicché è stato facile lanciare l'idea di questo secondo Leone d'argento. Ragazzi, ho detto ai miei colleghi, Nuovomondo è la rivelazione della Mostra, dimostra che nel cinema italiano sta succedendo qualcosa di importante, la solita coppa Volpi non può bastare».
Per Amelio niente da fare?
«Io l'ho difeso, Castellitto è sempre bravo. Ma il cinese Still life, ha finito col mangiarsi La stella che non c'è. Paradossalmente raccontava la stessa Cina che si scassa, gli stessi luoghi desolati. Ma con una potenza rosselliniana mista a forza surreale. Mentre nel film di Amelio tutti si ritrovano facilmente, lì il destino divide le persone per sempre».
Sugli altri premi principali c'è stato da battagliare?
«No. Still life si è imposto d'impeto, come le ho detto. Su Resnais abbiamo raggiunto subito l'accordo e Daratt ci ha colpito sin dall'inizio. Un terzetto perfetto. A quel punto, però, restava fuori Crialese. Non potevo permetterlo. E pazienza se ora me lo ritroverò avversario del mio Romanzo criminale nella corsa alla designazione per l'Oscar».
Sulla coppa Volpi a Helen Mirren non ci piove. Ma Ben Affleck com'è venuto fuori?
«Perché in Hollywoodland ha momenti molto intensi. Specie nel finale, quando si avvia mesto al proprio destino. Ho suggerito io il suo nome quando ho visto che non passava Castellitto».
Tutti si aspettavano qualcosa per Bobby di Estevez, uno dei più applauditi dai critici.
«Carino. Ma francamente non l'abbiamo mai considerato».
E il premio di consolazione alla coppia Straub-Huillet come si spiega?
«L'ha voluto Paulo Branco. Va letto come un omaggio al loro cinema sperimentale, all'innovazione del linguaggio. Certo le lettere che hanno spedito alla Mostra non hanno aiutato. Come si fa a dire che “finché ci sarà il capitalismo imperialistico americano non ci saranno mai abbastanza terroristi nel mondo”? L'americano Cameron Crowe s'è fatto spiegare. Era allibito. Lo capisco. Lunedì celebriamo i morti dell'11 settembre».
Dicono che tra lei e la Deneuve non sia andato tutto liscio.
«Sciocchezze. Mai litigato. Lo giuro sui miei figli. È stata un presidente esemplare.

Anche se s'è addormentata vedendo il film di Straub-Huillet che poi ha voluto premiare».

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