N on è mia abitudine autocitarmi, come fanno molti miei colleghi, ma i lettori del Giornale, in tempi non sospetti, ricorderanno come, affascinata da Rafael Nadal, avevo scritto che un giorno o laltro lo spagnolo sarebbe riuscito a vincere anche Wimbledon. La mia era una tesi improbabile ispirata ai tempi di Manolo Santana, che mi riportavano successivamente allepoca di Bjorn Borg, quando lo svedese di ghiaccio, il più regolare della storia del tennis, luomo al quale i tecnici precludevano ogni possibilità di vittoria sullerba, sorprendentemente si impossessò del Centrale di Wimbledon per trasformarsi nellindimenticabile protagonista capace di conquistare il trono per 5 anni di fila. Guarda caso ieri nel Royal Box ,seduti uno accanto allaltro a vivere le mille emozioni di una grande finale, cerano proprio Manolo e Bjorn, due vincitori di tanti anni fa.
Il Tempio del Tennis ancora una volta ci ha proposto una grande finale, la sfida tra il numero uno e il numero due del mondo. Una magnifica partita che è rimasta in bilico per 3 ore e 45 minuti, regalando uno spettacolo eccellente. Ha vinto Roger Federer. Il suo successo è stato accolto con un sospiro di sollievo da tutti coloro che amano il tennis. «Nessuno gioca meglio di lui!», sostiene Nicola Pietrangeli, che lo paragona a Sampras e a tanti altri leggendari campioni dai gesti classici. Federer è una benedizione per questo sport. Leleganza sul campo, il desiderio di non trascurare il minimo dettaglio, la cura nel ritagliarsi qualche secondo per infilare un paio di pantaloni lunghi e una giacca bianca che tanto sarebbe piaciuta al barone Von Cramm, prima della premiazione, non possono essere ignorati. Congratulazioni Roger. Anche se rimango del parere che Nadal prima o poi a Wimbledon vincerà.
Lunico neo di questa edizione a mio avviso sono state le signore. Un appiattimento verso il basso ci ha regalato una finale che non ha avuto storia. Ma la Wta, che crede nella parità dei sessi, per le donne nella prossima stagione ha deciso: più denaro e meno tornei.
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