Cronaca locale

Gli Oasis si sono sciolti ma i biglietti chi li rimborsa?

(...) da quei due attaccabrighe dei fratelli Gallagher, l’alternativa era: o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra. Che in questo caso sta per: te ne torni a casa col portafoglio alleggerito. Già, perché la società organizzatrice «Indipendente», capeggiata stavolta dai fratelli Rizzotto, proprio non ne ha voluto sapere di rimborsare i biglietti ai malcapitati fan che, per altro, hanno potuto apprendere la ferale notizia dell’annullamento quando ormai era troppo tardi per cambiare idea, ovvero a una manciata di ore dal concerto. Per chi fosse nato dopo gli anni Settanta e non avesse voluto sciropparsi i Deep Purple, che oggi sono mausoleo alla nostalgia, gli organizzatori hanno per la verità escogitato un anomalo contentino: lo sconto di venti euro per un qualsiasi concerto dell’edizione del prossimo anno. Vaglielo a raccontare ai numerosi fan venuti da Londra per il concerto d’addio dei loro belli e nevrastenici beniamini, che dopo la litigata finale se ne stanno a prendere il sole sul lago di Como, vaglielo a raccontare che tra un anno possono avere la fortuna di tornare con un sconto di venti euro alla Fiera di Milano Rho-Pero, magari per vedersi Max Pezzali. E vaglielo a raccontare pure a quelli venuti dalla Sicilia, da Roma o anche solo dall’Emilia Romagna e che sabato, quando la notizia del bidone cominciava a divulgarsi, erano già tutti in città, magari con la pensione prenotata. I fratelli Rizzotto, che ieri non hanno voluto aggiungere verbo, si trincerano dietro al fatalismo dei giorni scorsi: «Siamo desolati per l’accaduto ma vogliamo precisare che “Indipendente” è parte danneggiata tanto quanto tutti coloro che hanno acquistato il biglietto per assistere al concerto degli Oasis». Parte lesa fino a un certo punto, viene da dire, visto che i 16mila biglietti degli Oasis erano già stati tutti incassati e che a vedere i Deep Purple era circa la metà degli spettatori. «Lesionati» sono soltanto i ragazzi che oltre ad aver pagato 46 euro di biglietto - prezzo francamente scandaloso per un concerto in piedi sull’asfalto di un’arena improvvisata - hanno dovuto pure aggiungere le spese di viaggio e di soggiorno. L’unica magra consolazione è che ad andarci di mezzo, per una volta tanto, sono stati anche i bagarini che, ringalluzziti dal «sold out», avevano fatto incetta di tagliandi da rivendere magari al doppio. Chissà se saranno andati a battere cassa pure loro..

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