Obama: «Berlusconi mi piace Più forti i legami con l’Italia»

nostro inviato a Washington

Quel «great to see you, my friend» pronunciato da Barack Obama quando Silvio Berlusconi mette piede alla Casa Bianca non era evidentemente di circostanza. Lo lascia trasparire l'inusuale strappo al protocollo che vede il faccia a faccia tra i due prolungarsi di oltre mezz'ora rispetto all'agenda iniziale e poi lo confermano il presidente americano e il premier rispondendo alle domande dei giornalisti nello studio ovale.
Dopo quasi due ore di colloqui, Obama non esita a definire il Cavaliere «un grande amico», sottolinea «i forti legami tra Italia e Usa» e lo ringrazia per «la disponibilità ad accogliere tre detenuti di Guantanamo» e per il ruolo avuto dalla nostra diplomazia nell'Ue proprio su quest'ultimo fronte. Se mai ci fosse stato bisogno di fugare dubbi sui rapporti tra Washington e Roma nel dopo Bush, sono proprio le parole del suo successore a chiudere qualunque querelle. «Ringrazio Silvio Berlusconi per la sua leadership e per tutto quello che ha fatto», insiste l'inquilino della Casa Bianca mentre il Cavaliere lo ascolta soddisfatto. Poi, quando la parola passa al premier, inevitabile ricambiare elogi e complimenti. C'è grande comunanza di vedute su come affrontare la crisi, spiega il Cavaliere. Che ringrazia Obama «per l'accoglienza» e lo elogia per «la conoscenza, precisione e puntualità con cui interviene su tutti i problemi». Con posizioni, aggiunge, che «non sono solo innovative ma anche assolutamente concrete e di buon senso». «Mi piace vedere che le sorti della più grande democrazia - conclude - siano in buone mani». Parole, queste, che il presidente degli Stati Uniti chiosa con un sorriso e un piccolo strappo al protocollo: «Mi auguro che il mio staff abbia sentito bene...».
E anche quando i giornalisti gli ricordano del suo «speciale rapporto con Bush» e di come si possa conciliare con la nuova amministrazione, non è solo Berlusconi ma anche Obama a fugare ogni dubbio. «Io sono legato a un giuramento di riconoscenza verso gli Stati Uniti, quindi sono qui a collaborare con Obama come già fatto con Clinton e con Bush», dice il primo. «Se poi si arriverà ad avere un rapporto personale - aggiunge il Cavaliere - saranno i fatti a dirlo». «Direi che abbiamo già cominciato molto bene, a me Berlusconi piace personalmente e anche i nostri popoli si amano e hanno profondi legami e profonda comunità di valori», chiosa Obama. Che dal presidente del Consiglio si aspetta «opinioni oneste e franche». Anche per questo l'inquilino della Casa Bianca dice di aver chiesto consigli a Berlusconi in vista del suo viaggio a Mosca nei giorni che precedono il G8 dell'Aquila. I rapporti tra Stati Uniti e Federazione Russa, non è una novità, non si sono ancora rinsaldati dopo lo strappo tra l'amministrazione Bush e Vladimir Putin e Obama è intenzionato a muoversi proprio in questa direzione. «Vista la sua amicizia con la Russia - dice - ho ascoltato i suoi consigli su come affrontare l'incontro». Circostanza, questa, che in qualche modo mette da parte le obiezioni di chi in questi mesi ha sostenuto frizioni tra Washington e Roma proprio in virtù del rapporto privilegiato tra Berlusconi e Mosca.
Insomma, un incontro più che cordiale e nel quale vengono affrontati uno dopo l'altro i dossier preparati con cura nelle ultime settimane dalle due diplomazie. «Pragmatismo» è la parola d'ordine della diplomazia guidata da Hillary Clinton, un messaggio che il Cavaliere sposa in pieno. Ed è per questo che Obama non può non vedere il premier italiano come una spalla affidabile, forte del consenso elettorale nel suo Paese e alla guida di un governo stabile. Molto più, solo per fare un esempio, di quanto lo sia l'inglese Gordon Brown, unico leader europeo prima di Berlusconi ad essere ricevuto da Obama. Sintonia, dunque, su Afghanistan, Iran, Pakistan e Medio Oriente. Ma anche sulla non proliferazione nucleare e sul clima, con l'auspicio di «un percorso verso una minor produzione di Co2». E grande intesa sulla necessità di ridiscutere a partire dal G8 nuove regole dell'economia e della finanza mondiali, i global standard di cui spesso ha parlato il premier negli ultimi appuntamenti internazionali.

Si discuteranno a L'Aquila, dice Obama, con l'obiettivo di trovare «un accordo quadro» che sarà poi ratificato più avanti, magari al G20 di Pittsburgh. Un approccio pragmatico, dunque, in linea con la politica della nuova amministrazione americana. Che, dice in serata a Berlusconi la speaker del Congresso Nancy Pelosi, è «in grande sintonia con l'Italia».

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