Più che una svolta, un auspicio, condiviso sia dai russi che dagli americani, ma tutto da verificare. Come previsto, la prima visita di Barack Obama nella capitale russa segna un netto cambiamento di tono rispetto a quelli, da guerra fredda, che avevano caratterizzato gli ultimi anni della presidenza Bush. Obama vuole essere un messaggero di pace e lo ha ribadito ancora una volta, Medvedev pretende che il mondo riconosca la ritrovata forza politica ed energetica del suo Paese e ieri ha potuto incassare un successo di immagine indiscutibile, suggellato da un idillio personale che non è sembrato di facciata.
I due presidenti si piacciono e lo hanno dimostrato in conferenza stampa. «Ho fiducia in Dmitri, è un leader diretto e professionale»; ha dichiarato lamericano. «Le relazioni personali aiutano molto, spero che continueremo in questo modo», ha replicato il russo.
I risultati concreti non sono spettacolari e men che meno inattesi. Gli Stati Uniti e la Russia sostituiranno il trattato di disarmo Start 1, in scadenza a dicembre, con un nuovo accordo che permetterà di ridurre entro sette anni sia il numero di vettori strategici, che sarà compreso tra 500 e 1.100 unità, sia quello delle testate nucleari tra 1.500 e 1.675. Lo scopo è di procedere rapidamente verso un mondo senza armi atomiche, in realtà entrambi i Paesi manterranno la capacità di distruggere più volte la terra e gli analisti militari osservano che lentità del taglio è ridicola rispetto a quanto già concordato nel 2002, quando fu fissata una soglia di 1.700 testate. Il nuovo limite è di 1.675 ovvero appena 25 in meno.
Il vertice al Cremlino ha permesso agli americani di ottenere il via libera per il transito sul territorio russo di truppe e di armi da e per lAfghanistan, allargando laccordo precedente che autorizzava solo il passaggio di merci non letali.
Per il resto Obama e Medvedev hanno firmato un documento che suggella più il desiderio «di un nuovo inizio nelle relazioni tra i due Paesi». Insomma, tante buone intenzioni che però non bastano a risolvere dissidi molto seri. Sullo scudo missilistico, ad esempio. Sebbene abbia abbandonato i toni aggressivi dellex vicepresidente Dick Cheney, il nuovo capo della Casa Bianca ha ribadito che intende costruire uno scudo missilistico con basi in Polonia e nella Repubblica ceca. Ufficialmente è rivolto contro lIran e la Corea del nord, ma il capo del Cremlino è convinto che abbia anche, anzi soprattutto, una funzione antirussa e ieri lo ha ribadito, lasciando intendere che lunica soluzione è rappresentata da un ripensamento da parte degli Stati Uniti.
I due leader hanno deciso di ripristinare la cooperazione militare sospesa nellagosto del 2008 in seguito alla guerra tra Mosca e Tbilisi per il controllo dellOssezia del Sud e lAbkhazia, tuttavia hanno «discusso con franchezza» della situazione in Georgia, unespressione che nel linguaggio diplomatico segnala forti divergenze e questa volta è stato Obama a ribadire «la convinzione che lintegrità territoriale di questo Paese debba essere rispettata».
La novità è che da ora in avanti Russia e Stati Uniti cercheranno di risolvere con il dialogo qualunque dissidio, rinunciando agli scontri verbali a mezzo stampa. E in questo spirito Obama si è premurato di precisare che ritiene Medvedev il suo interlocutore principale, smentendo le indiscrezioni di alcuni esperti, secondo intende rafforzare il capo del Cremlino rispetto a Putin, che incontrerà oggi per la prima volta. «La mia forte impressione è che il presidente e il premier stiano lavorando molto efficacemente insieme - ha affermato -. Quello che mi interessa è trattare direttamente con il mio omologo e tendere la mano al capo del governo e a tutti gli altri settori influenti della società russa».
Lobiettivo strategico di Obama è di riportare la Russia al fianco degli Usa, ma non è detto che sia condiviso da Medvedev, che guarda alla Cina, allIndia, al Brasile e che sempre più aspira a un assetto multipolare.
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