«Ci saranno rapporti molto forti tra noi». Parola di Barack Obama. «Presidente, io prego per lei», ha risposto Benedetto XVI al termine di un colloquio che con ogni probabilità segna linizio di una nuova fase nei rapporti tra il Vaticano e gli Stati Uniti.
Con Bush lintesa era molto forte sullaborto e sulle staminali, ma problematica su molti temi di politica internazionale. Con il nuovo presidente è il contrario: sugli argomenti legati alletica e alla scienza le divergenze sono profonde e non è un caso che il Papa abbia donato al capo della Casa Bianca, oltre a una copia autografa dellenciclica Caritas in veritate, anche listruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Dignitas Personae dedicata ai temi della bioetica, evidenziando come «la lettura di tale documento potrà servire al presidente per comprendere la posizione della Chiesa cattolica su queste tematiche». Ma la svolta del governo americano che ha deciso di aprire le braccia al mondo, incontra il favore della Santa Sede. Sul dialogo con lIslam, lambiente, la pace la sintonia è totale e rafforzata da una simpatia personale molto forte.
Sì, Obama è piaciuto al Papa e il Papa è piaciuto Obama. Bastava osservare i loro sguardi, i loro gesti, i loro sorrisi prima e dopo lincontro per cogliere una stima autentica e reciproca.
Applaudito da una folla di turisti e curiosi lungo via della Conciliazione, il presidente è stato ricevuto dal cardinale di Stato Tarcisio Bertone e dopo una decina di minuti ha incontrato il Pontefice, che lo ha accompagnato nella biblioteca. Seduto di fronte al Papa a braccia conserte è apparso emozionato, e ha cercato di stemperare latmosfera con una battuta sulle fotografie: «Lei deve esserci abituato» - ha detto sotto il fuoco dei flash -. Poi ha aggiunto: «Io mi ci sto abituando». E di fronte ai giornalisti ha commentato i risultati del G8, che ha definito «molto produttivi»: «Abbiamo deciso 20 miliardi di aiuti per i paesi poveri, qualcosa di concreto». Al suo fianco la moglie Michelle, con tailleur e velo nero sul capo, che è apparsa molto commossa. Poco prima aveva visitato con le due figlie e la suocera la Cappella Sistina e i Musei Vaticani, ma su richiesta della Casa Bianca, che ha deciso di proteggere le bambine dallesposizione mediatica, nemmeno ai fotografi ufficiali è stato permesso di scattare foto.
Obama e Benedetto XVI hanno dialogato a porte chiuse per 40 minuti, dieci in più del previsto. «Un colloquio franco» aveva previsto il portavoce di Obama Robert Gibbs e così è stato. Ma «costruttivo e cordiale», come ha precisato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. «Nellincontro ci si è soffermati innanzitutto su questioni che sono nellinteresse di tutti e costituiscono la grande sfida per il futuro di ogni Nazione e per il vero progresso dei popoli, quali la difesa e la promozione della vita ed il diritto allobiezione di coscienza», a conferma che il Vaticano non transige sulla bioetica e linterruzione della gravidanza.
Ma Obama ha promesso personalmente al Papa di impegnarsi a ridurre il numero degli aborti negli Stati Uniti, in quello che è apparso come un gesto conciliante, subito apprezzato dal Vaticano. «Benedetto XVI ha messo tutti i temi sul tappeto, ma sarebbe sbagliato pensare che volesse sottolineare le divergenze. Su quelle esistenti si possono cercare cammini comuni», ha spiegato padre Lombardi. Il Papa ha chiesto «particolare attenzione sul ricongiungimento familiare degli immigrati», trovando disponibilità nel presidente.
Al centro dellincontro, si legge nel comunicato, «anche temi di politica internazionale, alla luce anche dei risultati del Vertice e delle prospettive di pace in Medio Oriente, su cui si registrano convergenze». Inoltre «sono stati passati in rassegna alcuni argomenti di maggiore attualità come il dialogo tra culture e religioni, la crisi economico-finanziaria a livello globale e le sue implicazioni etiche, la sicurezza alimentare, laiuto allo sviluppo soprattutto allAfrica e allAmerica Latina, ed il problema del narcotraffico».
Alla fine Obama ha regalato al Pontefice la stola liturgica che dal 1988 al 2007 è stata sul corpo di San Giovanni Nepomuceno Neumann (1811-1860) nel santuario di Philadelphia. E ha ringraziato il Papa per lenciclica: «La leggerò sullaereo», mentre Michelle ha detto che «avrà un posto donore alla Casa Bianca».
Il presidente ha lasciato Roma con la certezza di poter contare sulla comprensione del Vaticano, di cui ha riconosciuto linfluenza sulla società civile di molti Paesi, e di corteggiare gli elettori cattolici statunitensi, con cui i rapporti non sono stati sempre sereni. Benedetto XVI sa che la sua voce sarà ascoltata con attenzione alla Casa Bianca. Missione compiuta, per entrambi.
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