Barack Obama parte carico di entusiasmo e con una corazza alquanto robusta nella consapevolezza che la campagna per le presidenziali sarà durissima e molto sporca. A dir la verità John McCain lo ha bruciato sul tempo, trasmettendo nel week end i primi spot pubblicitari. Il gesto è simbolico, ma necessario per dare prova di vitalità in un momento di straordinaria forza del candidato democratico che, secondo gli ultimi sondaggi sarebbe in vantaggio di addirittura otto punti, e che intende consolidare la tendenza.
Oggi inizierà un tour di due settimane, durante il quale toccherà gli Stati tradizionalmente repubblicani, come la Carolina del nord, il Missouri, la Virgina, allo scopo di convincere anche gli elettori più tradizionalisti che possono fidarsi di lui, un candidato nero e fino a poche settimane fa poco noto al Paese. Insomma, va all'attacco nei feudi di McCain, per conquistare nuove simpatie, ma anche per cercare di caratterizzare negativamente il proprio rivale, che, a sorpresa, risulta meno conosciuto di quanto si supponesse in alcune fasce della popolazione, nonostante la sua lunga militanza in Congresso. Ed è su questo terreno che si giocherà la campagna nelle prossime settimane.
Il senatore dell'Illinois ha reclutato Dan Carroll, il cacciatore d'informazioni che fu incaricato nel 1992 da Bill Clinton per scavare nella vita, pubblica e privata, dei suoi rivali di allora. La missione oggi è analoga: Barack vuole sapare tutto ma proprio tutto del passato di John McCain. Si cercano ombre, incongruenze, possibilmente segreti inconfessabili. Da usare al momento giusto. Anche perché Obama dovrà fare i conti con Karl Rove, l'ex stratega di George Bush, tanto geniale quanto spregiudicato, come ben sa lo stesso McCain, che nel 2000 perse le primarie a causa sua. Rove fece circolare la voce che il figlio adottivo di McCain, un ragazzo nero del Bangladesh, in realtà era il frutto di una relazione extraconiugale con una donna di colore.
E il semplice dubbio indusse milioni di elettori negli Stati conservatori del sud a preferirgli Bush. Le presidenziali si vincono e si perdono anche così. Obama lo sa e si attrezza. Oltre al «segugio» Carroll, ha creato una squadra di internauti incaricata di scandagliare Internet allo scopo di intercettare in breve tempo ogni diceria; come peraltro fece Nicolas Sarkozy che, durante la campagna elettorale francese dell'anno scorso, schierò contro Ségolène Royal una sessantina di blogger.
E, come Sarkozy, Obama cerca di trovare il giusto mix tra Internet, televisione e media tradizionali. Sulla Rete il senatore dell'Illinois è imbattibile; ma solo on-line non si conquista la Casa Bianca. La tv è ancora decisiva, soprattutto tra gli elettori oltre 50 anni, che la Rete tendono a usarla poco o affatto. E in tv il senatore dell'Illinois investirà la maggior parte dei ricchissimi finanziamenti che continua a ricevere da milioni di sostenitori. Secondo il New York Times, starebbe pensando di trasmettere spot nell'ora di massimo ascolto sulle tv locali in ben 25 Stati, battendo il record di 17 Stati stabilito nel 2004 da Bush.
Eppure non è detto che tutto ciò sia sufficiente, perché da circa vent'anni, la macchina elettorale dei conservatori è molto più efficace di quella dei democratici. Obama deve rafforzare anche la squadra sul terreno.
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