Obiettivo puntato su Marcello Mastroianni

È dedicata a Marcello Mastroianni, immortalato dall’obiettivo di Tazio Secchiaroli, la grande mostra fotografica che si apre il 7 luglio alla Stazione Termini. Esposte un centinaio di immagini, di cui 80 inedite, che ricostruiscono un legame professionale e umano durato trent’anni.
Curata da Giovanna Bertelli, l’esposizione sarà allestita nell’Ala Mazzoniana della stazione dove Secchiaroli, tra i più celebri e affermati fotografi italiani del ’900, ha iniziato la sua lunga e fortunata carriera. Era infatti uno «scattino» (come venivano chiamati nell’immediato dopoguerra i fotografi ambulanti), che arrivava di primo mattino a Termini per le prime foto di giornata ai passeggeri in transito. E per l'esposizione realizzata nell’ambito dell'Estate Romana, Grandi Stazioni ha voluto celebrare non solo Secchiaroli, ma anche il cinema, che proprio nelle stazioni si è spesso ambientato, individuando in Marcello Mastroianni uno dei protagonisti più amati.
Così il cerchio si chiude e la mostra propone una selezione di immagini scattate sui set (più di una ventina) dei film interpretati da Mastroianni. Tra questi, capolavori come Otto e mezzo e La città delle donne di Federico Fellini e Matrimonio all’italiana e I girasoli di De Sica, un occasione per Secchiaroli di mettere in luce i rapporti tra Mastroianni e i registi che lo hanno maggiormente valorizzato.
Fino a farne un alter ego bellissimo e a volte fragile, come nel caso di Fellini.
In primo piano anche la coppia d’oro Mastroianni-Loren, protagonista assoluta di quell’indimenticabile stagione cinematografica, che li ha visti protagonisti insieme di una dozzina di film. Tazio Secchiaroli, che conosceva bene entrambi, poteva fotografarli liberamente, senza creare imbarazzi, costruendo con loro un racconto sull'amicizia, la stima, l’affetto e il lavoro.


Interamente prodotta da Grandi Stazioni, la mostra di Termini nasce dal libro Marcello Mastroianni nelle fotografie di Tazio Secchiaroli (edizioni Bolis, a cura, come la rassegna, di Giovanna Bertelli). Le fotografie allestite invece provengono dall’archivio di Tazio Secchiaroli e sono messe a disposizione dal figlio David Secchiaroli.

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