Festival, presentazioni e premi letterari rispondono davvero alla domanda di promozione della lettura in Italia? Lo abbiamo chiesto al presidente dellAssociazione Italiana Editori, Federico Motta.
«La lettura è un problema di politica culturale. I lettori non crescono da soli. Ci vogliono educatori e infrastrutture. Lo sa che al sud non esistono biblioteche?».
Quindi con i soldi dei festival si potrebbero costruire biblioteche a Napoli.
«Noi editori non facciamo i festival, partecipiamo soltanto. E comunque non sono contrario a nessuna iniziativa che promuova i libri, purché seria. Sono favorevole persino ai libri allegati ai giornali».
Ma gli editori sono imprenditori come gli altri: non dovrebbero cercare nuovi modi per vendere di più?
«Noi vendiamo già tutti i libri possibili e li facciamo al meglio. Creare domanda non spetta a noi. Però ci battiamo per la lettura: il Centro per il Libro previsto dalla finanziaria 2006 dovrebbe diventare operativo entro gennaio. Ci siamo impegnati a mettere a disposizione tutto limporto che deriva dal diritto di prestito per attività promozionali per la lettura: oltre un milione e mezzo di euro».
Cosa serve per fare leggere di più?
«Una Festa del Libro, come cè in tanti Paesi europei. Poi una promozione intelligente, non quegli spot improbabili da Pubblicità Progresso. E unazione mirata sui giovani».
I giovani dicono di non riuscire a comprare neppure i libri scolastici.
«Polemica assurda, che ha un riflesso negativo su tutto il settore. Gli istituti superiori hanno 2mila corsi di insegnamento: e se dobbiamo fare 2mila libri diversi, i costi aumentano».
I libri non scolastici costano cari...
«Per niente. In Italia sono uno dei pochi prodotti che nel passaggio lira-euro non sono aumentati. Sembrano cari perché non ne conosciamo il vero valore. Vogliamo parlare del prezzo dei videogiochi?».
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