Il segretario generale della Federazione nazionale della stampa Paolo Serventi Longhi ha dichiarato:
«La Fieg mente sapendo di mentire. I dati sulloccupazione giornalistica diffusi dagli editori sono un esempio di mistificazione e di distorsione della realtà. Il Minculpop non avrebbe potuto fare di meglio. La realtà è che la Fieg sembra ignorare che laumento del 16% dei posti di lavoro negli ultimi anni è determinato in larga parte dagli effetti del contratto dei giornalisti dellemittenza radiotelevisiva locale (contratto Aeranti-Corallo, niente a che vedere con la Fieg) e di quelli stipulati nellambito dellapplicazione della legge 150 negli uffici stampa delle Regioni, Province e dei Comuni e degli altri Enti Pubblici. Dai dati Inpgi si evidenzia, nel settore Fieg, un aumento nel triennio 2003-2005 del 2,2%, una percentuale molto lontana da quelle enunciate in maniera confusa dalla Federazione degli editori. Quello che è più grave è che la Fieg non precisa che di questo aumento i contratti a termine rappresentano la parte più significativa. Secondo lInpgi, infatti, questi contratti a tempo determinato, talvolta anche di un mese, sono aumentati del 72%.
La Fieg inoltre mistifica sul numero di giornalisti che hanno un rapporto di lavoro autonomo. Altro che 1.900 freelance! Gli iscritti alla gestione separata dellInpgi per il lavoro autonomo sono quasi 22.500. Di questi poco più di un migliaio hanno anche un contratto di lavoro dipendente. Se si considera larea di evasione o di elusione della contribuzione dellInpgi2, si può ragionevolmente affermare che sono oltre 30.000 le giornaliste e i giornalisti che sono nellarea del precariato senza alcun rapporto di lavoro. La stessa Fieg è costretta ad ammettere che la retribuzione media di un giornalista autonomo è di circa 7.000 euro lanno, un compenso che tiene conto anche delle alte retribuzioni di poche decine di fortunati colleghi.
Questa è la realtà che la Fnsi e lInpgi hanno denunciato e che presenteranno nel dettagli al ministro del Lavoro Cesare Damiano. È ridicolo affermare che il fenomeno del precariato giornalistico sia fisiologico. Si tratta invece di una abnorme condizione che discrimina e marginalizza decine di migliaia di ragazze e ragazzi che vivono di giornalismo in una condizione di sfruttamento e precarietà.
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