Occupazione fallita: la Casa dello sciopero chiude dopo sei giorni

Due sgomberi in un giorno quasi un record, anche se uno volontario, l’altro un po’ meno. Ieri mattina infatti gli occupanti di via De Amicis 16 hanno lasciato lo stabile, come concordato con la Digos, mentre contemporaneamente la polizia ha liberato l’aula di Scienze Politiche di via Livorno, al centro di un tira e molla che dura ormai da un paio di settimane.
«Mi auguro che dopo il “pentimento” adesso non finisca tutto a tarallucci e vino. E che si proceda alla denuncia degli abusivi. E non passi il principio dell’occupazione lampo. Perché altrimenti altri no global vorranno emulare il gesto». Attacca il vice sindaco Riccardo De Corato cui fa eco il presidente del consiglio Regionale Davide Boni: «L’occupazione non può essere giustificata in nessun modo, a maggior ragione quando i delinquenti che si sono resi protagonisti di questa impresa giudicano tali azioni addirittura positive».
Via De Amicis 16 era uno stabile di proprietà di una banca, un bocconcino troppo appetibile per non essere preso in considerazione come «Casa dello sciopero». E difatti viene occupato nel pomeriggio di lunedì 24. Il nome è preso a prestito da analoghe esperienze in Francia, Spagna e Portogallo, per poter organizzare la partecipazione alla manifestazione della Fiom del 28. Non un’operazione rischiosa in quanto concordata con la Digos, come già successo il 23 ottobre con una palazzina della Sogemi, società che gestisce l’Ortomercato, in via Molise 68.
Da tempo infatti è in vigore una sorta di «rito ambrosiano» anche per l’ordine pubblico. Traducibile con una sorta «Tutto, pur di evitare lo scontro fisico». La Digos permette cortei estemporanei o consente deviazione a quelli autorizzati, purché non si superino certi limiti. I Centri sociali gridano «Vittoria!» e la polizia evita spiacevoli zuffe in strada. Oppure si tratta sulle occupazioni: gli antagonisti entrano nello stabile e forze dell’ordine che stanno buone a guardare. Tanto c’è l’impegno, per la verità sempre rispettato, di sloggiare a stretto giro di posta. Difatti l’occupazione di via Molise 68 è durata tre giorni, quella di De Amicis, una settimana poi il solito comunicato: «La casa dello sciopero scompare, per riapparire quando vorremo, dove vorremo...decideremo noi e non la polizia quando riapparire e come. Alla prossima».
Non era invece concordato lo sgombero dell’aula di Scienze Politiche di via Livorno 1, al centro di braccio di ferro che si trascina dalla prima occupazione del 18 gennaio a opera di studenti dei collettivi e dei centri sociali, soprattutto «Panetteria».

Cacciati la mattina dopo, sono rientrati al pomeriggio, sfrattati alla mattina e rientrati ancora. Ieri terzo sfratto: quattro i ragazzi denunciati (per danneggiamento) che vanno a sommarsi ai sette finiti nei guai nel corso dei precedenti sgomberi.

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