Lui «amava la caccia ma scherniva Amore». Lei, invece, era simile ad «un'aquila che affamata per troppo digiuno, divora furiosa ogni cosa finché la gola è sazia e della preda non resta più nulla». Ecco Adone e Venere secondo Shakespeare che ne fotografò l'incontro nel 1593, rileggendo il mito classico. Fra la ritrosia di lui e le avances di lei il poemetto - poco meno di 1200 versi che trasudano erotismo e gelosia - è un vademecum di ars amatoria che tanto piacque alla bella società inglese. In vero piacque assai anche alla «brutta» società dato che una copia del libello non mancava mai nemmeno nei boudoir dove immaginiamo che le bad girls dell'epoca traessero ispirazione. In pochi versi Venus and Adonis condensa la foga di una donna, benché dea, prima accecata d' amore, poi gelosa, quindi preoccupata per il suo lui, inevitabilmente destinato alla tragedia.
Oggi questo mix di comicità farsesca e pura sensualità, trasposto in versi sapidi e lirici da Shakespeare rivivono, fino al 16 marzo, sul palco del Litta dove debutta in prima nazionale Venere e Adone nella rilettura di Valter Malosti. Non aspettatevi, però, ambientazioni bucoliche, né giardini dell'Eden che ricordino la campagna inglese. Venere arriva su un carrello ferroviario, anzi una machina, come si conviene ad una dea ex machina, motore dell'opera ma anche macchina del sesso. Ad interpretarla en travesti un uomo, un po' come si faceva ai tempi di Shakespeare, un po' per agganciarsi alla concretezza della modernità. Adone è poco più che un ombra di ciò che fu, un tossico all'ultimo stadio. A Malosti l'idea è venuta in sogno dove ha immaginato la vicenda narrata però da Pasolini, da cui ha tratto le suggestioni per plasmare il carattere indeciso e riluttante di Adone. A dar man forte all'ambientazione, quasi surreale anche la lezione del teatro giapponese.
Venere e Adone
Teatro Litta
Fino la 16 marzo
Tel 0286454545
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.