Odissea di una pendolare: i soccorsi arrivano dopo mezz'ora

Riceviamo la lettera di una pendolare stufa dell'ennesimo ritardo. Stavolta è andata bene, ma in ballo poteva esserci anche una vita. Raccontateci i disagi di tutti i giorno

Ressa nel treno Varese-Treviglio
Ressa nel treno Varese-Treviglio

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice , stufa dell'ennesimo ritardo. Uno dei tanti che devono subire i pendolari. E stavolta a rischio ci sarebbe potuta essere anche la vita di un passeggero.

Cara redazione del Giornale.it,

vi scrivo per raccontarvi il mio terribile inizio di settimana, mio e di altre centinaia di pendolari che ogni mattina raggiungono Milano dai paesi limitrofi. Sul treno Trenord Varese–Treviglio delle 7.53, questa mattina poteva sembrare il "solito" viaggio in piedi da pendolare: tutti ammassati come sardine. Questa è, infatti, divenuta la normalità. Tanto che nessuno si pone neanche più il problema. Ogni mattina salgo e spero che questi 50 minuti di viaggio passino in fretta.

Questa mattina, però, oltre al disagio di viaggiare strizzati in mezzo ad altre decine di passeggeri, mi si è raggelato il sangue non appena ho sentito il grido: "C'è un medico a bordo?". Una ragazza si è sentita male. Un malore, uno svenimento. Non si capisce subito la dinamica dell'accaduto. Il treno viene fermato alla stazione di Villapizzone e la ragazza viene immediatamente portata in braccio da altri pendolari su una panchina ghiacciata. Quindi, viene stesa a terra in attesa che arrivino i soccorsi. L'annuncio sul treno: "Stiamo aspettando i soccorsi...".

Aspettiamo tutti con la ragazza. Ci stringiamo a lei nella speranza che non sia nulla di grave. "A breve arriverà un'ambulanza e poi ripartiremo", ci diciamo per confortarci. Ma i soccorsi non arrivano. Passano 5 minuti. Poi 10. Le lancette dell'orologio scorrono veloci: il primo soccorso si vede dopo mezz'ora, una vita! O meglio: una vita persa se si fosse trattato di un arresto cardiaco.

E per oltre mezz'ora la linea è rimasta bloccata.

Alla fine scendiamo dal treno. Nella stazione di Villapizzone si ferma un altro treno. Si aprono le porte, ma nessuno riesce a salire. Non c'è posto neanche per la borsa di un pendolare, anche su questo convoglio sono tutti ammassati nei corridoi e nell'atrio. Rinunciamo e risaliamo sul primo treno. Finalmente ripartiamo. Dopo "soli" 40 minuti.

Ma che razza di sistema ferroviario è il nostro? E i soccorsi? Perché chiedere un viaggio “umano”, magari addirittura

seduti? In fondo l'abbonamento mensile costa la bellezza di 76,50 euro per percorrere 30 km... e vogliamo pretendere di arrivare anche in orario? O essere soccorsi in meno di 30 minuti? Sarebbe chiedere davvero troppo.

Sara

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