AMARCORD. I tossici che giocano a tombola con le vecchiette al circolo anziani, i gamberetti di lago ultimi martiri contro la globalizzazione, una Volkswagen Golf che sa di muffa rimossa dai vigili di Reggio Emilia. Pois di vita di provincia. Polaroid seppiate di un’Italia felicemente imbalsamata tra gli anni Ottanta e l’ideologia. Una malinconia sorridente sulle note dei sintetizzatori irradia dal palco degli Offlaga Disco Pax, ieri in concerto al circolo Arci “Magnolia” di Milano.
ARCHI E PIAZZE. Un «collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti». Così si definiscono i tre ragazzi reggiani che dai circoli della gioventù comunista, passando dalle feste di paese e dai teatri, sono arrivati al successo con il disco Socialismo tascabile (Santeria, 2005) e col singolo Robespierre. Anche il nuovo album (Bachelite) non tradisce: atmosfere synthpop, l’ispirazione antagonista dei Cccp, la voce piana di Max Collini che racconta senza mai cantare. Storie, emozioni. Non si balla, si ascolta. Il tutto mentre il trio d’archi Ginko Narayana (viola, violino e violoncello) accarezza le corde più intimiste di questo gioco a richiamare il comunismo della vecchia Emilia Romagna. Quella che resiste nei bicchieri di lambrusco dei bar, nella toponomastica tra via Marx e corso Rivoluzione d’ottobre. Quella che langue come un relitto nel busto di Lenin sulla piazza di Cavriago.
PEPPONE ANNI OTTANTA. Perché la cifra degli Offlaga è questa. Un’«ideologia a bassa intensità». Nessun urlo, nessun incitamento alla ribellione, alla lotta di classe. Piuttosto un rassegnato rimbalzare nel Pantheon arrugginito di falce e martello, tra i simboli di quel mondo antico uscito a pezzi dalle ultime elezioni. Dal 74% del Pci alle case popolari tra sesso e Toblerone, dai chewing gum alla cannella (mica quelli da «maggioranza silenziosa») agli elenchi del telefono colmi di Igor, Miroslav e Yuri; dal fascino per gli atleti sovietici a Francesca Mambro che definisce «sensibile» il suo compagno ed ex terrorista Giusta Fioravanti. Politica ovunque, pesante quasi mai. Spesso con un sorriso muto sulle labbra, a prescindere da come uno la pensi. Perché i club brezneviani di Praga dove si ascoltano Al Bano e Romina e dove gli snack Tatranky si svelano essere prodotti dalla Danone, non hanno bandiera. Come Peppone, che sotto i baffi bolscevichi palpitava umanità.
Così, tra un vibrafono e un basso, una pianola e una luce distorta, gli Offlaga ammiccano e ricordano, sbeffeggiano quel fonico che ha fatto fortuna (si vocifera sia Luciano Ligabue) e spalancano la porta di casa, magari solo per ricordare un padre orgoglioso che non c’è più. Tutto molto a sinistra, ma tutto tremendamente umano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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