Il protagonista cambia ogni due giorni, anche se la storia è sempre la stessa. Sabato, purtroppo, il ruolo di inconsapevole protagonista è toccato a Luna Monnet, la bambina francese che il padre ha malmenato con furia, sbattendole la testa sui gradini dellAltare della Patria. Lunedì è stato il turno di Fabienne Verdeille: la giovane mamma si è vista puntare addosso tutti i riflettori, ostinati e curiosi nonostante la sua duplice corsa verso la figlia e verso un briciolo di privacy. Oggi il catalizzatore dellattenzione generale sarà il padre della piccola, il 37enne Julien Monnet, che verrà interrogato a Regina Coeli, il penitenziario dove si trova dal momento del fattaccio. Di fronte al gip Claudio Carini gli toccherà chiarire la sua delicata posizione, verrà convalidato il suo arresto e, soprattutto, dovrà rispondere allaccusa pesantissima che gli viene contestata, quella di tentato omicidio.
In sua vece, ieri, ha parlato il legale che lo assiste, lavvocato Michele Gentiloni: «Il soggetto - ha spiegato - soffre di schizofrenia e paranoie compulsive. Ma in tutto questo periodo aveva avuto solo un paio di crisi». Soprattutto, «era innamorato della figlia». Gentiloni ha fatto sapere che non chiederà la scarcerazione, visto il suo evidente bisogno di cure. Certo, la strategia difensiva sarà quella della momentanea incapacità di intendere e di volere di un soggetto che «è normale in ogni attività della vita per il 90 per cento delle volte e poi perde la ragione». Quel lume che si è spento spingendolo ad accanirsi sulla testa di Luna di fronte a una vigilessa che gli ha semplicemente chiesto di esibire i documenti.
Le condizioni della bambina, intanto, sono stazionarie e rimangono gravi. Come si apprende dal bollettino del Bambino Gesù, lospedale pediatrico dove è ricoverata la piccola, non si è registrato nessun miglioramento, neppure lieve.
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