Oggi la Moratti convoca i tassisti in rivolta

Albertini: «Più che una riforma sembra tanto un compromesso»

Chiara Campo

Lo aveva garantito in campagna elettorale, lo ha ribadito nei giorni scorsi per bocca dell’assessore alla Mobilità Edoardo Croci. Il metodo di Letizia Moratti si gioca sul «confronto e la collaborazione con i tassisti». E dopo le proteste spontanee scatenate dai conducenti delle auto bianche contro il decreto Bersani sulla liberalizzazione delle licenze, ieri il sindaco ha dato l’input a Croci e al direttore generale Giampiero Borghini perché fissassero già oggi pomeriggio a Palazzo Marino un incontro coi rappresentanti sindacali della categoria, una riunione che avrà il carattere soprattutto di «ascolto». Croci, in sintonia con la Moratti, aveva già sottolineato che «se i taxi in circolazione potranno aumentare senza danneggiare la categoria, il Comune valuterebbe positivamente questa opportunità, ma avviando un percorso di consultazione preventiva con i rappresentanti dei tassisti». E il confronto comincerà dunque ancora prima di conoscere tutti i dettagli sulla riforma che ha sollevato la protesta dei tassisti e creato disagi per i passeggeri.
«L’Unione - sostiene il commissario vicario di Forza Italia, Maurizio Lupi - ha sbagliato a non coinvolgere la categoria e a presentare la liberalizzazione come un fulmine a ciel sereno». Lupi fa autocritica, e non vuol essere accusato di incoerenza: «Anche la giunta Albertini quando aumentò le licenze sbagliò a non confrontarsi con i tassisti». La rivolta delle auto bianche che sta andando in scena in questi giorni sembra la fotocopia di quegli scioperi selvaggi contro il sindaco della Cdl che nel 2004 riuscì ad ottenere il via libera a 270 nuove licenze per la città. «Il provvedimento - sostiene Lupi - non è sbagliato nel merito. Si può decidere di aumentare il numero di auto bianche laddove ci fosse l’esigenza. Ma come la nostra giunta ebbe il difetto di non spiegare bene alla categoria il perché di alcune scelte, che erano corrette, oggi il centrosinistra che allora ci criticò cade nello stesso errore». La manovra, insiste Lupi, «andrà analizzata nel merito, ma può offrire più opportunità al libero mercato e un servizio migliore ai consumatori». I tassisti milanesi, casomai, «dovrebbero essere meno preoccupati di altri, perché se saranno i Comuni a gestire le licenze, si terrà in considerazione che qui sono già state aumentate in modo considerevole piuttosto di recente».
Rassicurazioni che non sembrano convincere la Lega: il capogruppo milanese Matteo Salvini assicura che il Carroccio «sarà in piazza con i tassisti l’11 luglio» e domani presenterà in consiglio comunale «una mozione urgente contro il decreto Bersani sulle liberalizzazioni, per l’apertura di un confronto con i tassisti, e a sostegno della protesta delle auto pubbliche in città».
Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, condivide la protesta dei tassisti: «Hanno ragione, si vogliono aumentare le licenze con un sistema da soviet, senza coinvolgere la categoria. Chi parla di concertazione se ha a che fare con i sindacati, quando si tratta di intervenire con provvedimenti che colpiscono i lavoratori autonomi non dà il minimo cenno di cercare una soluzione alternativa. Capisco l’arrabbiatura dei tassisti, per un blitz che è pure contro la costituzione, fatto con un decreto che non risponde a criteri di necessità e urgenza, per cui sarebbe stata materia del Parlamento». La Russa aveva già proposto una soluzione diversa: «Far valere una licenza per due taxi e condividerla con un parente, in modo da creare un’azienda familiare senza abbattere il valore della licenza».
L’ex sindaco Gabriele Albertini aveva combattuto per 500 nuove licenze - ne ottenne 280 - e non è pentito di quella battaglia: «Tutto ciò che ho fatto da sindaco, l’ho fatto in piena libertà proprio perché non sono un politico di professione». A proposito delle nuove misure, sostiene che «più che una liberalizzazione sembra una scelta di compromesso, inevitabile perché per il centrosinistra il potere è un culto, non un mezzo, è quasi una religione.

Saranno ammessi al bando solo gli attuali titolari di licenze, non si crea una vera concorrenza». La battaglia per le nuove licenze però, sostiene, «non sarà facile, il politico professionista non ama contrastare le categorie potenti, in grado di bloccare una città e ricattare il governo».

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